No, avete visto bene, è proprio lui, il grande Michael Schumacher. E la foto non è lì per caso. Ricordiamo ancora quell’alba rossa passata a Maranello mischiati in mezzo ai tifosi ad attendere la conclusione del Mondiale. Sono trascorsi pochi anni, in fondo, ma sembra passata una vita. Le strade affollate come fosse giorno, profumo di salamella, aria intrisa di birra e soprattutto aspettative, tensione da tagliare con il coltello ed entusiasmo a palla. Passione vera, tangibile, tutta lì, davanti a un megaschermo. Era la grandiosa era-Schumi, il marziano, quello che se ne stava là in alto, irraggiungibile, coi suoi sette Titoli. E invece, dopo pochi anni, è arrivato un altro tedesco, quello che è stato subito etichettato come il suo erede, anche se in fondo nessuno ci credeva.
Questo quarto Titolo consecutivo conquistato oggi in India ci ha riportati ai giorni di Schumi. A quando tutti si lamentavano della Ferrari stradominante che uccideva lo spettacolo e il Mondiale. La Ferrari di Todt, Brawn, Byrne e Domenicali, di Schumacher e Barrichello e Massa. Oggi la Red Bull domina come quella Ferrari, ha una squadra vincente, un campione che non è certo un bluff. Ma non ha una cosa: i tifosi.
La Formula 1 per noi è lavoro ma è sempre e comunque passione e quando Sebastian ha tagliato il traguardo, dopo una gara impeccabile, in cui ha anche dovuto riguadagnare posizioni dopo il pitstop (con buona pace di chi dice che vince solo per la macchina e perché parte sempre davanti…), beh una certa emozione l’abbiamo provata. E, anche se non consentito, a noi è piaciuto vederlo per una volta contravvenire alle regole per dar sfogo all’entusiasmo con quei donuts sul rettilineo.
Poi, come sempre accade nella vita, è bastata un’occhiata alla mamma, tifosa ferrarista doc da sempre, per capire che c’era qualcosa oltre quelle immagini. Ed è arrivata la frase: “C’è bisogno di fare tutte queste scene? Buffonate”. Le ho ricordato di quando “il suo Schumi” vinceva tutto e saltava sul podio e delle parrucche rosse nel 2000 e lei, tranquilla e pacifica: “Altra classe, altra squadra, altro genere di vittorie”. Questo mi ha riportata a quell’alba rossa a Maranello e al cuore immenso dei tifosi del Cavallino. Quelli che il GP oggi l’hanno guardato anche se sapevano che sarebbe stata dura e che lo guarderanno il prossimo weekend ad Abu Dhabi, per spingere i ragazzi con quella marcia in più, come ama ripetere il presidente Montezemolo.
Quelli che – anche se nelle ultime tre gare non è arrivato neppure un podio e fra Corea, Giappone e India sono arrivati solo 35 punti, con il 4° posto come miglior risultato (Alonso a Suzuka, Massa a Greater Noida) – continueranno a crederci e a spingere fino all’ultimo metro dell’ultimo GP. Come fanno Domenicali e i ragazzi della Scuderia, in pista e alla factory. Non è finita: oggi la Ferrari è stata scavalcata dalla Mercedes nel Costruttori, ma il distacco è di soli 4 punti, con tre gare ancora da disputare. Occorre una reazione immediata e il calendario sembra fatto apposta per dare una spinta in più alla Ferrari: tra cinque giorni si riaccenderanno i motori ad Abu Dhabi, per il 17° round di un Mondiale che sembra infinito. E i tifosi saranno lì, comunque, davanti alla TV…
Considerazioni che nulla tolgono alla grandezza di Sebastian Vettel e della RBR, sul tetto del mondo per la quarta stagione consecutiva. Alla loro umanità, che finalmente traspare e buca il ghiaccio austro-teutonico e sfocia nell’entusiasmo adolescenziale di Seb e nell’abbraccio tra lui, Adrian Newey e Chris Horner a fine GP. Anche se per i tifosi – mamma in testa – resta un’altra cosa!
Barbara Premoli