“Un pilota di temperamento. Apparentemente calmo e compassato, si avvertiva in lui il fuoco e la passione della sua terra d’origine. Sulle vetture sport
era un ottimo pilota. Il percorso delle Madonie esaltava in modo particolare le sue doti di stradista e bisognava che incontrasse improvvise contrarietà per non risultare al traguardo primo o fra i primi. Ha conseguito grandi vittorie”. Con queste parole Enzo Ferrari ricorda nel suo libro “Piloti, che gente…” il pilota italiano – specialista delle competizioni a ruote coperte – Nino Vaccarella, che si è spento oggi all’età di 88 anni nella sua Palermo.
Vaccarella nasce nella città siciliana il 4 marzo 1933, si laurea in giurisprudenza e è animato fin da ragazzino da una grande passione per l’automobilismo che avrebbe sfogato gareggiando in tutta la Sicilia con ogni tipo di mezzo. Inizia con una Fiat Abarth 1100 che era stata del padre con la quale si mette in luce già nel 1956. Da buon siciliano conosce alla perfezione il percorso della Targa Florio che era stata tra le prime gare in cui era cimentato. Nel 1959 vince il Gran Premio di Pergusa su una Maserati, un successo che lo porta alla ribalta nazionale. Nino però non può dedicare tutta la propria vita alle competizioni automobilistiche. Alla prematura morte del padre, si è fatto carico insieme alla sorella, di mandare avanti la scuola privata parificata di proprietà della famiglia, l’Istituto Tecnico Commerciale Alfredo Oriani, dove ha il ruolo di vicepreside e di insegnante di inglese.
All’inizio degli anni 60 il pilota siciliano entra in contatto con il conte Giovanni Volpi di Misurata che lo mette sotto contratto nella sua squadra, la Scuderia Serenissima Republica di Venezia, nella quale ha modo di guidare alcune Ferrari. Nel 1961, al volante di una 250 GT, è terzo alla 1000 Km di Parigi insieme al francese Maurice Trintignant, mentre l’anno seguente, su una 250 Testa Rossa, si impone nella sua classe nel Trophée d’Auvergne. Questi risultati attirano l’attenzione di Enzo Ferrari che invita Vaccarella a Maranello e, dopo averci scambiato poche parole, decide di metterlo sotto contratto per la stagione 1963.
L’esordio è da incorniciare: su una pista difficile e a lui sconosciuta come quella di Sebring, Nino è subito tra i protagonisti della doppietta che la Scuderia porta a casa nella 12 Ore che inaugura il Mondiale Marche. Al volante di una 250 P condivisa con Lorenzo Bandini e il belga Willy Mairesse si piazza alle spalle della vettura gemella di Ludovico Scarfiotti e John Surtees. L’anno seguente è di nuovo doppietta con Nino che è ancora secondo – alle spalle di Mike Pakes e Umberto Maglioli – insieme a Scarfiotti con il quale, sulla nuova 275 P, si impone nella 1000 Km del Nürburgring, sulla temibile Nordschleife. Passa meno di un mese e Vaccarella si consacra portando a casa il successo nella 24 Ore di Le Mans insieme al francese Jean Guichet. Il nome di Nino è scritto a caratteri cubitali sulla prima pagina de “L’Equipe” così come su quella de “La Gazzetta dello Sport”, su cui affiora anche il soprannome che gli era stato affibbiato a Palermo, il “Preside Volante”. Lui non fa in tempo a godersi i festeggiamenti, perché deve correre – sobbarcandosi altre tre ore di guida – fino all’aeroporto di Orly per volare subito a casa e non far perdere ai suoi studenti la lezione di inglese del mattino successivo.
Per la completa consacrazione a Nino manca solo di essere profeta in patria: la Targa Florio. Vaccarella – in coppia con Bandini – è tra i favoriti più attesi dell’edizione 1965: chiaramente è il beniamino della folla, che ne scrive il nome sui muretti che delimitano le strade impervie del Circuito delle Madonie lungo ben 72 km, che deve essere percorso per dieci volte. La Ferrari 275 P2 numero 198 domina la corsa a un ritmo forsennato trionfando in poco più di sette ore e staccando di oltre quattro minuti la prima di un quartetto di Porsche schierate in maniera ufficiale dalla Casa di Stoccarda. È l’apoteosi: questa volta il “Preside Volante” si può godere l’abbraccio della sua terra. Enzo Ferrari regala a Vaccarella anche l’emozione di correre il Gran Premio d’Italia di Formula 1 al volante di una Ferrari 158 F1 ufficiale: il siciliano si fa onore, riuscendo a salire fino al sesto posto prima di doversi ritirare per un guasto a 18 giri dal termine.
Il sodalizio con la Ferrari si interrompe nel 1967 ma riprende nel 1970, quando Nino vince la 12 Ore di Sebring insieme a Ignazio Giunti e Mario Andretti al volante della 512 S con la quale è anche secondo a Monza e terzo alla Targa Florio. Vaccarella sarà altre due volte profeta in patria, imponendosi nella Targa Florio del 1971 e del 1975 con l’Alfa Romeo, ma “la prima volta è stata speciale, mi è rimasta scolpita nel cuore più di qualunque altra vittoria”, aveva ricordato Nino dopo essersi ritirato.
Dopo la vittoria del 1975 “Ninni”, come lo chiamano i suoi conterranei, decide di ritirarsi dalle competizioni dato che ha ormai superato i quarant’anni. Poco tempo dopo gli viene conferito il riconoscimento di Cavaliere all’ordine e al merito della Repubblica Italiana. Negli anni successivi si dedica ancora alla scuola di famiglia e segue il figlio Giovanni nelle corse fino a quando un incidente non lo costringe a interrompere la carriera. Nel 2007 è tra i protagonisti delle celebrazioni esibendosi a Fiorano al volante della Auto Avio Costruzioni 815, la prima vettura costruita da Enzo Ferrari una volta terminato il rapporto con l’Alfa Romeo. Nel 2016 Vaccarella si concede un’ultima passerella a Le Mans, dove ritrova per un’ultima volta il vecchio compagno di avventura Jean Guichet, a 52 anni dalla loro vittoria. Ci mancherai “Preside Volante”.
Redazione MotoriNoLimits