Quello che si corre domenica è il 29° Gran Premio di Ungheria. La gara si è sempre corsa sulla pista dell’Hungaroring, alle porte di Budapest, tracciato che ha subito diverse variazioni anche se mai di rilievo. La Scuderia Ferrari si è imposta cinque volte, in percentuale il 18% delle occasioni.
Oltre la cortina di ferro. Il debutto in calendario arrivò nel 1986 quando destò non poco scalpore l’inserimento di una gara al di là della cortina di ferro, in un periodo in cui la guerra fredda era ancora una realtà e nel mondo sportivo erano ancora freschi i boicottaggi dei blocchi contrapposti alle Olimpiadi di Mosca 1980 e Los Angeles 1984. L’intuizione fu azzeccata, e la gara ancora oggi è tra quelle con il maggior numero di spettatori nonostante l’Hungaroring sia stretto, breve, lento, sempre sporchissimo e dai sorpassi difficilissimi. La Formula 1, tuttavia, anche qui ha saputo scrivere alcuni grandi pagine.
L’impresa del 1989. Una di queste porta la firma di Nigel Mansell e della Ferrari. Il pilota inglese incappò in qualifiche pessime riuscendo ad ottenere solo il 12° tempo. In gara Nigel partì bene e guadagnò subito quattro posizioni. Davanti a tutti c’era Riccardo Patrese inseguito da Ayrton Senna. Mansell riuscì a rimontare incredibilmente, girando anche un secondo più veloce di tutti gli altri. Uscito di scena Patrese, a combattere per la vittoria rimasero Senna e proprio Mansell, ma il pilota della Ferrari pareva impossibilitato a compiere il sorpasso. L’inglese invece riuscì in una vera e propria impresa, superando Senna approfittando di un attimo di incertezza del brasiliano durante il doppiaggio di Stefan Johansson con la Onyx. Fu una rimonta incredibile: Nigel vinse con 25 secondi di vantaggio su Ayrton.
L’era Schumacher. Per rivedere una Ferrari mattatrice in Ungheria fu necessario aspettare il 1998 e Michael Schumacher. Il tedesco, infatti, fu ancora una volta autore di uno dei suoi capolavori: Michael aveva un passo più rapido di quello delle McLaren che lo precedevano e così, insieme a Ross Brawn, decise di passare dalla strategia a due soste a quella a tre. Per il successo occorreva che il tedesco girasse a un ritmo da qualifica. Ovviamente Michael ci riuscì beffando sia Mika Hakkinen che David Coulthard. Nel 2001 l’Ungheria ebbe un sapore particolarmente dolce per Schumacher e la Ferrari: Michael s’impose davanti al compagno di squadra Rubens Barrichello e divenne campione del mondo con quattro gare d’anticipo. L’anno seguente fu invece arrivo in parata con la vittoria che andò al brasiliano. Al 2004 è legata l’ultima vittoria della Ferrari che fu un trionfo di record per Michael Schumacher: il tedesco vinse ed eguagliò il primato di Hakkinen con 9 giri veloci in una stagione e quello di Ascari di 7 successi consecutivi.
La prima di Fernando. All’Hungaroring è legata anche la prima vittoria in Formula 1 di Fernando Alonso. Era la stagione 2003 e lo spagnolo riportò al successo la Renault dopo 20 anni di attesa coronando un weekend perfetto che era iniziato al sabato con la pole position. Lo spagnolo, a 22 anni e 26 giorni, diventava così il più giovane vincitore di Gran Premio della storia.
La paura. Ma Hungaroring per la Scuderia Ferrari è anche sinonimo di grande spavento. Nelle qualifiche dell’edizione 2009, Felipe Massa venne colpito al volto da una molla staccatasi dalla BrawnGP di Barrichello. Il brasiliano perse conoscenza e finì contro le barriere. Estratto dalla vettura e portato in ospedale, si è completamente ripreso e dall’anno successivo è tornato regolarmente in macchina.