Nel 2020 Suzuki festeggia 100 anni di vita e celebra 60 anni di presenza nelle competizioni. Un doppio anniversario reso ancora più bello, nonostante la pandemia di Covid-19 che infesta il pianeta, dal trionfo in MotoGP di Joan Mir e dalla conquista del mondiale Endurance. Brembo è invece nata solo nel 1961 ma seppur distanziate geograficamente e culturalmente le due realtà hanno incrociato presto i loro cammini, generando indimenticabili trionfi in pista, anche grazie all’impiego di soluzioni tecniche innovative.
Prima di riavvolgere il nastro dei ricordi diamo un’occhiata alle specifiche tecniche delle Suzuki GSX-RR che Joan Mir e Alex Rins hanno utilizzato per l’intero 2020: dalle innovative pinze GP4 monoblocco in alluminio ricavate dal pieno con attacco radiale a 4 pistoni ai dischi in carbonio fino alle pompe freno radiali, tutte naturalmente Brembo e ai cerchi Marchesini (altro marchio del gruppo Brembo) a 7 razze sia per l’anteriore sia per il posteriore.
Introdotta ai test di Valencia, a fine 2019, e in quelli dello scorso febbraio a Sepang, la pinza GP4 era all’esordio nel Mondiale. Rispetto alla precedente pinza utilizzata sino allo scorso anno, quest’esemplare si contraddistingue per un design estremo che riprende alcuni degli stilemi recentemente utilizzati anche sulle pinze moto per applicazione stradale e che introduce una soluzione tecnica innovativa: le nuove alette sul corpo esterno della pinza.
Come si è avuto modo di vedere soprattutto nelle infuocate gare estive (a Jerez le due gare si sono svolte con temperature dell’asfalto di 53°C e 59°C), questa soluzione garantisce un raffreddamento migliore e più rapido della pinza stessa e, di conseguenza, di tutto l’impianto frenante. È stata contestualmente ridotta la quantità di fluido all’interno dell’impianto frenante, questo permette una maggiore costanza e una diminuzione della spugnosità della leva.
All’agilità delle Suzuki GSX-RR nei punti più tortuosi delle piste del campionato hanno contribuito i cerchi in magnesio forgiato Marchesini: assicurando alle moto un risparmio di peso in termini di masse non sospese, favoriscono l’accelerazione e la maneggevolezza nei cambi di direzione, ma anche in entrata curva a freno tirato, in percorrenza anche con angoli di rollio elevati e persino in uscita a gas aperto. Anche grazie all’impianto frenante Brembo, la Suzuki ha interrotto con Joan Mir il duopolio Honda-Yamaha che si protraeva dal 2008.
Come se non bastasse, Suzuki quest’anno ha conquistato anche il titolo Team (assegnato sommando i punti ottenuti da ciascuna coppia di piloti), infrangendo anche in questo caso il duopolio dei team ufficiali Honda e Yamaha. Per Suzuki questo è il 7° titolo Piloti nella classe regina ma solo il primo della sua storia in MotoGP.
L’ultimo Mondiale vinto dalla Casa di Hamamatsu nella classe regina risaliva al 2000, quando c’era ancora la classe 500. A imporsi fu Kenny Roberts Jr. con la RGV 500 grazie alle vittorie nei GP Malesia, GP Spagna, GP Catalogna e GP Pacifico, oltre ai 9 podi e a un solo ritiro nelle 16 gare stagionali. Naturalmente anche quella Suzuki impiegava i dischi in carbonio e le pinze monoblocco radiali Brembo. Per dirla meglio, fu proprio Suzuki la prima Casa della classe 500 ad impiegare le pinze radiali, a fine 1998, sulle moto di Nobuatsu Aoki e Kenny Roberts Jr. E quest’ultimo, al GP Malesia 1999, divenne il primo pilota a vincere un GP della classe regina, servendosi delle pinze radiali, all’epoca realizzate solo da Brembo.
Questa soluzione tecnica fu adottata per prima dall’Aprilia 250 che la sperimentò in pista nel febbraio del 1998 a Jerez durante una sessione di test privati. L’entusiasmo del tester (Marcellino Lucchi) e dei piloti ufficiali che la testarono subito dopo portò a farla esordire nel Mondiale del 1998 a Suzuka. Grazie anche a questa soluzione tecnica l’Aprilia conquistò le prime 3 posizioni nella classifica finale del Mondiale.
Delle pinze radiali si innamorò anche Suzuki, che come ricordavamo è la stata la prima a servirsene in classe regina, anticipando di qualche mese l’Aprilia. D’altra parte il grande passo in avanti che assicurano fu subito evidente, sia in termini di prestazione sia di feeling: migliori prestazioni e più modulabilità. Guarda caso, il loro impiego coincise con lo sbocciare di Kenny Roberts Jr. Nel 1999 conquistò 4 vittorie laureandosi vicecampione del mondo mentre l’anno successivo sbaragliò la concorrenza. Quel successo aprì gli occhi agli altri piloti e in poco tempo anche gli altri team, a partire da Honda (nell’agosto del 1999) e Yamaha (due mesi dopo), iniziarono a fare la corte a Brembo per ottenere la fornitura delle innovative pinze ad attacco radiali.
Come ha ricordato Davide Brivio, Team Manager di Suzuki Ecstar, il 2020 di Suzuki non sarà ricordato solo per il successo in MotoGP ma anche per un altro trionfo, sempre in pista. A fine settembre, grazie al 4° posto alla 12 Ore Estoril ottenuto dopo il 3° posto alla 24 Ore Le Mans, al 5° posto alla 8 Ore Sepang e al successo al Bol d’Or, Suzuki Endurance Racing Team (il leggendario SERT) ha conquistato il campionato EWC 2019-20. Nel Mondiale Endurance Suzuki ha raccolto lo scettro da Kawasaki che a sua volta era succeduta a Honda. Per il Suzuki Endurance Racing Team (SERT) è il 15° Mondiale che rafforza il suo status di squadra più titolata nel campionato Endurance, introdotto nel 1980. Questa è però la prima volta che la Casa di Hamamatsu conquista l’EWC utilizzando i freni Brembo, preferiti a quelli giapponesi. Xavier Simeon, Etienne Masson e Gregg Black, i tre piloti che si sono alternati alla guida della GSX R-1000, si sono serviti della pinza Endurance24 dotata di pastiglie Z03, dei dischi T-Drive da 328 mm di diametro e 7,1 mm di spessore e della pompa radiale GP 19×18. Tutti naturalmente made in Brembo.
Creata attraverso il software di ottimizzazione topologica, la pinza Brembo Endurance 24 si distingue dalle pinze usate in Superbike per pistoni di diametro differenziato e ridotto: questa soluzione permette ai tre piloti che si danno il cambio di trovare il feeling in frenata fin dall’uscita dai box, senza bisogno di adattamenti o compromessi. Il design della pinza è funzionale al cambio ruota, operazione che nelle gare Endurance viene effettuata all’incirca ogni 50 minuti, in concomitanza con il rifornimento: la pinza monta dei ritegni che trattengono le pastiglie evitando che fuoriescano durante il cambio ruota.
Ogni azienda che compete nel motorsport cerca continuamente nuove sfide, nuovi traguardi da raggiungere. Anche Brembo non sfugge a questa regola ma è sempre importante rievocare le origini, ricordando dove tutto è iniziato. L’esordio di Brembo in Formula 1 è stato da subito al top, fornendo nel 1975 quella che è unanimemente considerato il team più leggendario di tutti i tempiScuderia Ferrari, la .
Nel Motomondiale invece il primo a credere in Brembo è stato Roberto Gallina che nel 1976, appeso il casco al chiodo, creò il proprio team per correre nel Mondiale della classe 500. Il primo anno la partecipazione fu episodica ma già nel 1977 si tolse le prime soddisfazioni, con il 2° posto di Virginio Ferrari al GP Italia dietro a Barry Sheene. Da ex pilota e da team manager Gallina sapeva quanto fosse importante l’affidabilità dell’impianto frenante per concludere una corsa nelle prime posizioni: a Modena, il suo pilota Armando Toracca era in testa, davanti a campioni del mondo, quando ebbe un guasto ai freni. Poi conobbe Alberto Bombassei e iniziò la collaborazione tra le due realtà.
Questo binomio permise alla RG 500 del Team Gallina di trionfare al GP Germania Ovest del 1978 con Virginio Ferrari: fu la prima vittoria di una moto dotata di freni Brembo nella classe 500. Quella moto usava pinze Brembo a 2 pistoni da 38 mm, pompa assiale Brembo da 15,87 e un paio di dischi anteriori, anch’essi Brembo, ma in ghisa da 280 mm. La collaborazione proseguì con reciproca soddisfazione e nel 1981, sempre con le Suzuki RG 500, il Team Gallina conquistò il titolo Piloti con Marco Lucchinelli. La stagione seguente Lucky abbandonò il team italiano per passare in Honda ma il Mondiale fu ancora vinto dal Team Gallina, sempre con le Suzuki e gli impianti frenanti Brembo, con Franco Uncini in sella.
Redazione MotoriNoLimits