Il primo a non crederci forse è proprio lui, Sergio Perez, che ha vinto il GP di Sakhir, primo successo alla sua 190° gara in F1. Il messicano ha beneficiato degli errori della Mercedes, ma ha assolutamente meritato questa vittoria, dopo aver rischiato il ritiro al primo giro e aver rimontato dall’ultima posizione. Sul podio con lui, per la prima volta, il pilota Renault Esteban Ocon e il compagno di squadra Lance Stroll, che completa il weekend perfetto per la Racing Point.
Non ci si è certo annoiati negli 87 giri del GP, fin dalla partenza, con George Russell che ha preso il comando bruciando il poleman e compagno di squadra Valtteri Bottas e, alla sua prima gara con la Mercedes, sembrava destinato a una vittoria che sarebbe stata incredibile. Ma a rovinare tutto ci ha pensato il team che al pitstop, durante il periodo di safety car nel giro 63, ha montato i pneumatici sbagliati a Russell (che nemmeno a farlo apposta ha come numero di gara proprio il 63…), obbligandolo a un’altra sosta per rimediare all’errore. Come se tutto questo non bastasse, ha avuto una foratura lenta, per cui ha chiuso nono, i suoi primi punti in F1, ma sicuramente una magra consolazione dopo un weekend da sogno. A fine gara, i commissari hanno sentito i rappresentanti del team e deciso di punire la Mercedes con una multa di 20.000 euro.
Ma la gara che sembrava segnata in negativo sembrava proprio quella di Perez, costretto a rientrare ai box alla fine del primo giro, scivolando in ultima posizione dopo essere stato coinvolto nell’incidente alla curva 4 causato da Charles Leclerc e che ha messo fuori gioco il ferrarista e l’incolpevole Max Verstappen, incidente che sarà investigato dopo la gara [i commissari nel dopo-gara hanno deciso una penalità di tre posizioni che Leclerc sconterà sulla griglia di Abu Dhabi]. Ma il messicano ha mostrato un passo sensazionale, considerando anche che la sua monoposto montava una power unit dello scorso anno, che gli ha permesso di sfruttare l’errore Mercedes, conquistando la prima vittoria sua e della Racing Point, a una settimana dalla delusione del ritiro quando era ormai era a podio a causa del motore in fumo.
Chi esce malissimo da questa gara è anche Bottas, solo 8° al traguardo ma, come detto, passato al via da un giovane passato in una settimana dalla Williams alla Mercedes e che gli è sempre stato davanti tranne ieri in qualifica. Unico alibi per lui, l’altro errore della Mercedes al pitstop, che dopo un gran caos pneumatici, l’ha rimandato in pista sulle sue vecchie hard. Ma, se prenderle dal campione del mondo può essere scusabile, gli errori di oggi non sono spiegabili per un pilota della sua esperienza e che una Mercedes la guida da anni. Forse è vero quanto ripetuto in telecronaca fino alla nausea: gli va bene che ha il contratto firmato per il 2021, perché Russell e Hamilton farebbero una grande accoppiata – ammesso e non concesso che la cosa piaccia a Lewis.
Ma Sakhir premia anche Esteban Ocon che, dopo il difficile ritorno in F1, ha conquistato il suo primo podio, seguito da Stroll, che bissa il terzo posto di Monza riuscendo a tenere a bada la McLaren di Carlos Sainz, con Daniel Ricciardo 5°. Sesta l’unica Red Bull in corsa, quella di Alex Albon, davanti all’AlphaTauri di Daniil Kvyat, alle Mercedes di Bottas e Russell e alla McLaren di Lando Norris.
E’ stata una gara caratterizzata da emozioni forti e dalle lacrime: quelle di Perez, in macchina e sul podio, e quelle di Russell, che adesso può solo sperare che la Mercedes lo confermi per Abu Dhabi (Williams permettendo, ma crediamo sia solo questione di soldi), visto che Hamilton non potrà correre causa quarantena. A proposito di Sergio: chissà se adesso qualcosa si sbloccherà per lui, perché sembra incredibile ma un sedile per il 2021 non ce l’ha e lui è pronto a restare lontano un anno per poi tornare nel 2022. Ma voi non prendereste in squadra uno tosto come lui, uno che non molla e dopo 190 GP la vittoria la strappa a morsi, uno che riporta il Messico sul gradino più alto del podio 50 anni dopo la vittoria di Pedro Rodriguez nel 1970? Noi sì, a occhi chiusi.
Barbara Premoli