“Qui ce l’hanno tutti con me perché sono piccolo e nero”, diceva Calimero in un celebre Carosello. E, come Calimero, dopo il GP di Russia anche Hamilton si è lamentato di essere oggetto di attenzione da parte dei commissari per vivacizzare il campionato. Cambi di regolamento in corso, controlli su controlli alla sua vettura, penalità ingiuste. Mentre nel gran premio aveva scontato due penalità da 5 secondi, con relativi due punti sulla patente, per non aver rispettato il protocollo nei giri di riscaldamento verso la griglia, provando le partenze in posizione non consentita… nel dopo gara questi punti gli vengono ridati. I commissari di gara, rivalutate le due situazioni che hanno portato alle penalità, ascoltato il team e Lewis, hanno cambiato idea. Multando la Mercedes perché ha fornito indicazioni errate al pilota. A Hamilton quindi sono stati cancellati i due punti di penalità che lo portavano vicino al baratro della sospensione di una gara. Ne avrebbe avuti 10/12 fino al GP di Turchia.
Ora, che i commissari abbiano problemi nel decidere le penalità, per carità, lo sappiamo. Ne vediamo di assurde. Ma che Lewis si lamenti di essere oggetto di ingiustizie anche no. Un pilota, come tutti i lavoratori, deve essere a conoscenza di regole e modus operandi. Nessuno dei presenti ha fatto quello che ha fatto il team della Mercedes 44 domenica scorsa. Un motivo ci sarà. Quindi piangere come Calimero non serve. Hamilton sta raggiungendo e passando Schumacher in Titoli vinti e vittorie totali in F1. Chi ce l’avrebbe con lui? Gli è concesso molto, basti vedere come le sue richieste sulla lotta al razzismo siano state accettate con le scene pre-griglia.
Caro Lewis, sei più grande di questi finti pianti e menate mentali dove vedi tutti contro di te perché sei Hamilton, il primo pilota di colore vincente in F1. Si ricordi Hamilton che è stato l’unico pilota a essere stato riportato in pista da una gru. Ad altri, la gru, l’hanno lasciata nella via di fuga con la gara in corso.
Riccardo Turcato
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Quando Riccardo mi ha mandato il pezzo ho pensato e gli ho scritto “Ammazza, se è forte“, nel senso di duro. Poi sono andata a riguardarmi un Carosello col mio Calimero. Dico “mio” perché è nato come me nel 1963 ed era uno dei miei preferiti da piccola. Ma, rivisto con gli occhi di oggi, l’ho trovato di una crudeltà e di una cattiveria che mi hanno sorpresa. Oggi sarebbe inconcepibile una pubblicità con un messaggio così. Lui che cerca disperatamente la mamma, una mamma, e dice “Ma mi vorresti se fossi bianco?”. E la risposta dai vari personaggi è uno stupefacente: “Sì“. E poi quel “No, non sei nero, sei solo sporco“. Per fortuna quei tempi sono lontani. A volte rimpiangiamo il passato, dicendo che oggi ci complichiamo la vita per niente. Beh, guardate uno di quei Caroselli e ditemi se non siete felici anche voi che in questi 57 anni le cose si siano evolute.
Barbara Premoli