Trenta lire turche, meno di 4 euro: questo il costo del biglietto per chi assisterà al GP di Turchia, che il 15 novembre ritorna in calendario dopo un’assenza
di 9 anni. Vural Ak, presidente della società Intercity, proprietaria del circuito, punta a 100.000 spettatori, ma sembra che la cifra più realistica possa essere di circa 60/80.000, un compromesso con F1 e FIA viste le misure di sicurezza antiCovid previste. Circa 20mila spettatori potrebbero essere stranieri. “Noi vorremmo 100mila spettatori in tribuna, seguendo le misure di sicurezza più severe“, ha detto Ak nel corso di una conferenza stampa. “Tutto questo si deve alla nostra continua lotta contro il virus. La nostra gara, con quelle di Portogallo e Russia, si svolgerà a porte aperte [con pubblico vero e non simbolico e ridotto, ndr]. Per questo la F1 vuole l’assoluta certezza che saremo in grado di organizzare un evento sicuro per i fans, con il supporto delle nostre istituzioni pubbliche. Se non fosse stato per la pandemia, avremmo potuto avere un’affluenza di 220.000 spettatori“.
Le dichiarazioni di Ak possono suonare strane, visto che proprio il calo degli spettatori nel corso degli anni ha portato alla cancellazione del GP dopo le sei edizioni corse e nonostante sia uno dei più belli e impegnativi per i piloti. Proprio per attrarre il pubblico, i biglietti che saranno messi in vendita dalla prossima settimana costeranno 30 lire turche al giorno, l’equivalente di meno di 4 euro. “In questo modo la nostra gente potrà condividere questo momento entusiasmante, frutto di tante riunioni intense avute con il management della F1, con biglietti che per alcune zone del circuito costeranno 30 lire“, ha detto Ak. “Con sole 90 lire per i tre giorni, i fans vivranno la F1 e altre sorprese che abbiamo preparato. Questo progetto non ha aspettative di profitto, è più per il prestigio e la visibilità del nostro Paese“.
Ak, che ha confermato che in questa occasione è stata la Intercity a fare l’accordo con la F1, mentre in passato se ne occupava il Governo turco, è convinto che organizzare un evento di successo porterà alla firma di un accordo a lungo termine a partire dalla prossima stagione: “Noi abbiamo fatto la nostra parte, tutte le tasse dovute alla F1 saranno pagate da noi. Siamo felici di organizzare questo evento enorme senza pesare finanziariamente sullo Stato, ma ci serve il supporto di tutto il comparto pubblico e privato per avere successo. Se la gara andrò bene, si spalancherà la porta a un contratto a lungo termine a partire dal 2021. Ma per ora abbiamo firmato solo un contratto di un anno“.
Beh, che dite? Andiamo in Turchia a vedere il GP? Prendendo anche il biglietto più costoso non si arriverà mai ai 1.200 euro per la domenica al Mugello. E poi volete mettere il tramonto sul Bosforo? Scherzi a parte, la cosa che vale la pena secondo noi sottolineare del discorso del presidente Ak è il fatto che il progetto non abbia aspettative di profitto e che non debba pesare finanziariamente sullo Stato. Esattamente quello che succede da noi, con regioni, istituzioni, enti locali e governo regolarmente tirati in ballo per fornire aiuti ai circuiti. Paese discutibile e sempre discusso la Turchia, ma sotto questo punto di vista da prendere da esempio, perché la visione a lungo termine vale più di un singolo evento: l’obiettivo è avere affluenza, 4 euro a biglietto possono permetterseli tutti, anche chi non segue la F1 ma è attratto da uno spettacolo. E chissà che poi il prossimo anno non sia disposto a tornare, spendendo anche di più. Rischi d’impresa. Ma chi non rischia non va da nessuna parte.
Barbara Premoli