Leggendo un comunicato di Lombardia Notizie Online, riemerge vivissimo il ricordo di quel 18 aprile 2002 quando un aereo si infilò nel Pirellone. Sicuramente ogni milanese ricorda cosa stava facendo quel giorno. Io ero a F1 Racing, in Via Rasori, e quel pomeriggio dissi a Roberta: “Dai, il numero è chiuso, andiamo a farci un giro in centro, al negozio Walt Disney, per comprare qualcosa ai nipotini“. E così metropolitana e via. All’interno il cellulare (di quei tempi…) non prendeva e all’uscita una ventina di chiamate perse dei miei. Intanto intorno, in corso Vittorio Emanuele, tutti che correvano, per noi probabilmente a prendere i mezzi per tornare a casa dopo il lavoro, anche se l’ora era insolita. Ricordo le urla di papà quando ho chiamato casa: “Ma dove sei! Ti cerchiamo da ore! Si è infilato un aereo nel Pirellone, stanno chiudendo tutta Milano e i mezzi, torna a casa subito“.
Detto a Monica, ci siamo guardate e ci siamo messe a ridere pensando che probabilmente i miei avessero preso qualcosa di forte… fermato uno che correva, la conferma. E la voglia irrefrenabile di andare controcorrente, per vedere. Ovviamente non ci riuscimmo. Ricordo il ritorno a casa sul treno, l’incredultità, il silenzio, la paura di tutti, con l’11 settembre ancora così vivo. Nella testa solo il pensiero delle possibili vittime e degli ex-colleghi che lavoravano nella redazione in Piazza Duca d’Aosta dove fino a un anno e mezzo prima lavoravo anch’io. Quante volte alzavo lo sguardo dal computer e guardavo fuori dalla finestra, a sinistra, e mi perdevo a guardare quel gigante simbolo della mia Milano, che a notte tarda mi salutava illuminato quando uscivo dalla redazione e prendevo il metrò per andare in Cadorna e poi il treno per Saronno (pensate che tempi… sembra impossibile eppure succedeva, si poteva fare, ed erano solo 18 anni fa). E oggi si illumina per dirci di stare a casa.
Il giorno dopo, un’occhiata con papà e ci intendemmo subito: “Appena mamma va a fare il riposino, prendiamo la macchina e andiamo“. Non per morbosità o curiosità, ma perché non riuscivamo a credere che il Pirellone fosse davvero squartato,che quello che vedevamo in TV fosse vero. Non chiedetemi come perché davvero non ricordo ma arrivammo in zona, e poi a piedi sul piazzale davanti alla Stazione Centrale. Passammo non so quanto col naso all’insù, senza una parola. Io feci le foto che vedete. Tutto era silenzio irreale, come in questi giorni. Si sentiva solo il rumore dell’aria e dei fogli, che continuavano a volare, a uscire da quegli uffici dilaniati. Coriandoli bianchi che scendevano come lacrime su una Milano mai vista.
Non so quanto tempo siamo rimasti lì. So che ce ne siamo andati per mano, tirando su col naso e il magone. Era vero, il simbolo di Milano era a pezzi. Ma sarebbe risorto. Così è stato. E così accadrà anche adesso, per Milano, la Lombardia, l’Italia, il mondo. Non è bastato un aereo da turismo 18 anni fa e non basta un virus oggi a piegarci. Torneremo più belli e più forti di prima.
Ho fatto una gran fatica a cercare le foto di quel giorno, esattamente 18 anni fa come oggi, a Milano col mio papà… vi assicuro che sono un dono prezioso, carico di ricordi ed emozioni fortissime. Come quelle che un amico fotografo, che purtroppo non c’è più, mi fece vedere qualche giorno dopo in modo del tutto confidenziale, degli interni e che restano solo nella mia mente e nel cuore. Ma questa è un’altra storia, ancora più forte e privata. Un pensiero ad Annamaria e Alessandra, alle loro famiglie, a tutti quelli che quel giorno rimasero feriti. E forza che ce la faremo, presto!
Barbara Premoli
“Era il 18 aprile 2002: un aereo da turismo si schiantò contro il Pirellone, provocando la morte di due dipendenti della Regione (Annamaria Rapetti e Alessandra Santonocito) e decine di feriti“. Lo scrive sulla sua pagina Facebook il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. “Il maledetto Covid19 non ci permette la tradizionale commemorazione pubblica, ma noi non dimentichiamo. Anzi, ricordiamo quella tragedia con ancora più forza. L’incidente sfregiò uno dei grattacieli simbolo di Milano e di tutta Europa, che però è tornato a splendere. Milano, la Lombardia e l’Italia sanno e sapranno ripartire. L’hanno dimostrato e lo dimostreranno ancora“.
(LNews)