Una gara e un weekend pazzeschi quelli di Hockenheim in un GP di Germania che potrebbe incredibilmente essere l’ultimo e che ha visto Max Verstappen
conquistare la settima vittoria in carriera, davanti a Sebastian Vettel, partito ultimo, e a Daniil Kvyat sulla Toro Rosso, con la squadra di Faenza per la seconda volta sul podio nella sua storia, dopo la vittoria di Vettel a Monza nel 2008. Una disfatta per la Mercedes, nella gara delle celebrazioni dei 200 GP e dei 125 anni nel motorsport, con Lewis Hamiton 11° e protagonista di diversi incidenti e Valtteri Bottas a muro.
Colpi di scena? No, di più. Cinque SC e due VSC (ci sembra, se abbiamo tenuto il conto giusto). Anche grazie alla pioggia (aveva ragione Bernie Ecclestone che le gare bagnate sono tutta un’altra cosa…), con partenza dietro la safety car e poi da fermo sulla griglia. Partito secondo, Verstappen e la Red Bull hanno messo in atto una strategia perfetta, rischiando passando alle medie e poi, realizzando l’errore, tornando alle intermedie. Cinque i pitstop dell’olandese, con chiamate giuste al momento giusto, che l’hanno portato davanti a tutti.
A Hockenheim abbiamo rivisto il Vettel quattro volte campione, secondo dopo aver recuperato 7 posizioni negliultimi 15 giri, dopo essere partito ultimo per il problema al turbo in qualifica. Sul podio un incredulo ed emozionato Daniil Kvyat, che ha festeggiato nel migliore dei modi l’arrivo della sua bimba, nata ieri. Un risultato che porta punti importanti in ottica campionato alla Toro Rosso. Quarto Lance Stroll, che è stato anche brevemente in testa alla gara nello stint finale, dopo la scommessa della Racing Point di montargli le slick. Il canadese ha lottato finché ha potuto, cedendo poi a Kvyat e a Vettel. Alle sue spalle la McLaren di Carlos Sainz, la Toro Rosso di Alexander Albon, sopravvissuto a un contatto con Pierre Gasly all’ultimo giro, i due piloti Alfa Romeo Racing Kimi Raikkonen e Antonio Giovinazzi, con le Haas di Romain Grosjean e Kevin Magnussen a chiudere la top 10, nonostante un contatto ruota a ruota nelle fasi finali.
Lewis Hamilton si è fermato sei volte ai box, è stato a lungo al comando della gara ma un testacoda alla penultima curva l’ha spedito contro le barriere, costringendolo a rientrare per sostituire il muso (e abbiamo assistito al pitstop più caotico e confuso in 125 anni di storia Mercedes, con i ridicoli meccanici in tuta e berretti anni 50 che andavano e venivano come farfalle notturne impazzite alle prime luci dell’alba…). Per lui poi anche la penalità di 5 secondi per un errore rientrando ai box. A muro quando era secondo Charles Leclerc, partito 10°, stesso destino toccato a Valtteri Bottas e al pilota Renault Nico Hulkenberg, quando erano rispettivamente in terza e seconda posizione.
Conclusioni? Le bretelle in Mercedes portano sfiga vera (da quanto non vedevamo Toto Wolff tirare pugni?), Vettel se lo si lascia in pace il suo lavoro lo fa, problemi di affidabilità della Ferrari permettendo, Leclerc è umano e commette errori come chiunque altro, Hamilton incluso. Speriamo solo che i commentatori della TV a pagamento la finiscano di dargli del predestinato, difendendolo a spada tratta quando non ne ha bisogno. Basta con Genè che, con altri sei piloti ritirati, continua a ripetere “Ma quanto mi dispiace per Charles…”. Noi paghiamo fior di soldi per l’abbonamento e abbiamo diritto ad avere commenti professionali e non di parte, specie quando arrivano da giornalisti. La risposta migliore arriva da Jacques Villeneuve che alla frase di Vanzini “A Leclerc si può perdonare l’esuberanza giovanile”, ha risposto chiaro: “No. Come hai criticato Vettel lo scorso anno, critichi oggi Leclerc. L’errore è uguale”. Non abbiamo capito la multa alla Ferrari per l’unsafe release di Leclerc: con Jean Todt e la FIA che tanto fanno per la cultura della sicurezza, una cosa del genere non può essere solo monetizzata, è grave, poteva avere conseguenze serie se Grosjean non avesse rallentato in tempo… insomma, ci sembra un controsenso bello e buono. Record di spettatori a Hockenheim e vengono i brividi a pensare che potrebbe non esserci più nel 2020 per far posto al Vietnam (!!!). Brividi che sono venuti anche quando Vettel ha conquistato prima la terza e poi la seconda posizione e il Motodrom è esploso. Come ai tempi di Michael Schumacher.
Barbara Premoli