Con grande difficoltà ci stiamo lasciando alle spalle gli strascichi della vicenda del GP del Canada… Proprio sulla pista intitolata a Gilles Villeneuve. Corsi e ricorsi storici, domenica andiamo a goderci (speriamo) il GP di Francia. 40 anni sono un tempo lunghissimo e nel luglio del 1979 era piena estate. L’estate calda in cui i GP di Formula 1 mettevano in mostra i loro bolidi ed i cavalieri del rischio tra Francia, Inghilterra, Germania e Austria…
Nel 1979 era la prima estate in cui potevi vedere i Muppets in TV. Passeggiare per strada ascoltando la musica nel Walkman che nasceva il primo Luglio. I Pink Floyd stavano ultimando The Wall. L’Italia è ancora nella morsa del terrorismo ed un certo Saddam Hussein, diventa presidente dell’Iraq. A Digione, in quel luglio del 79, il GP fino a 4 giri dalla fine era stato abbastanza noioso. Vivace solo nei primi giri iniziali con Villeneuve che alla partenza annullò la prima fila Renault arrivata al GP di casa come la favorita d’obbligo. Gilles fu abile a sfruttare la più pronta reazione del suo motore aspirato contro i potenti motori della Régie francese che in partenza soffrivano del lag di risposta del turbo nel momento dell’accelerazione.
La gara, quando Jabouille recuperò e passò Villeneuve portandosi in testa, fu abbastanza noiosa. Come noi davanti alla TV c’era anche Enzo Ferrari. Il Drake aveva smesso di andare ai GP agli inizi degli anni 70. E’ bello pensare che anche lui fosse abbastanza annoiato da una gara che stava andando come un tutti avevano previsto ed anticipato alla vigilia. Di colpo però Gilles Villeneuve e René Arnoux decisero di scrivere una delle più belle pagine di storia della F1. Di entrare nella leggenda e nell’eternità del motorsport. Un lascito, uno spot immenso per la categoria, che in futuro dovrà più volte confrontarsi anche con imbarazzo con quanto accaduto quel giorno. Si perché quel giorno Gilles e René dilagarono nel cuore di tutti in una domenica d’estate. Cavalieri del rischio, li chiamava così lo storico direttore e fondatore di Autosprint Marcello Sabbatini. Nessun’altra parola può descrivere meglio l’ardore messo in pista dai due. Sorpassi e contro-sorpassi. Monoposto sfruttate al limite della meccanica. Acrobati senza rete che hanno preso a schiaffi le leggi della fisica.
Arnoux, con problemi di pescaggio della benzina alla curva de Pouas, quella in salita che riportava verso il traguardo, negli ultimi giri aveva rischiato di fermarsi piu volte. Villeneuve che arrivava da dietro aveva bisogno di una vittoria per chiudere il gap con Jody nel mondiale. “Sapevo che stavo consumando eccessivamente le gomme, ma quale era l’alternativa? Restare terzo e dormire tutta la gara?”. Nella lotta con Arnoux, Gilles capisce che il francese ha qualche problema. Incredibilmente poteva stare con lui. Gli sta addosso il più possibile e frena sempre molto molto tardi. La lotta esplode.
Ricorda Arnoux: “Con Gilles c’era molto rispetto. Certe cose in pista te le puoi permettere solo con chi conosci bene. Eravamo della stessa tempra. A un certo momento le nostre ruote erano incastrate, bastava che uno alzasse il piede per farci decollare. Ma eravamo animati dalla stessa passione. Eravamo in uno stato di gioia, d’eccitazione. Le vetture hanno tenuto fino al traguardo. Con altri piloti avrei finito la corsa secondo e tranquillo, con Gilles no, dovevo lottare. Sapevo che avevo poche chance di finire secondo. Perché in quelle condizioni, con la linea del traguardo distante dalla curva, l’effetto di ritardo di risposta del turbo complicava ancora di più l’accelerazione. Ho un solo rimpianto, non aver chiuso la porta in modo deciso a Gilles nella parabolica.”
Jabouille a fine gara butta un occhio alle gomme di Villeneuve e incredibilmente vede che erano finite. Era inspiegabile come Gilles fosse riuscito ad arrivare fino alla fine. Come? Con la passione. La tempra, la gioia e l’eccitazione della guida. Proprio come dichiara Arnoux. Ma anche quella gara ebbe uno strascico polemico. Non regolamentare. Però al GP successivo i due, Gilles e Arnoux, vengono richiamati in direzione gara. Davanti a Lauda, Fittipaldi, Scheckter e altri piloti, i due vennero redarguiti perché avevano corso in modo pericoloso rischiando di decollare e finire tra il pubblico. A rischio ne era l’immagine della F1 che da una eventualità cosi poteva perdere credibilità agli occhi del mondo. Gilles rispose che sarebbe stato disposto a rifare tutto e subito quanto fatto a Digione. “Io e René al GP successivo fummo etichettati come irresponsabili e richiamati in direzione gara dagli altri piloti. Non potevo credere di sentire certe accuse. Cristo santo, non da chi dovrebbe essere un pilota da corsa…”, disse Gilles. Arnoux anche, ma certamente “magari non tutte le domeniche”.
Questo per dire che è giusto ci siano delle regole in casi di grave comportamento e che ci siano degli scambi di opinione anche se all’apparenza bacchettoni. Anche dinanzi ad una pagina epica come quella di quel pomeriggio in Francia. I due vennero richiamati all’ordine perché quella era comunque una Formula 1 mortale, dobbiamo ricordarlo. Ma in pista i piloti facevano i piloti. Palle grosse. Muscoli forti a tenere il volante. Uomini e miti che arricchivano le nostre domeniche pomeriggio di gloria riflessa. Penalità e voglia giustizialista che impregna la F1 di oggi era ben lungi dall’essere concepite e così dovrebbe essere anche oggi…
Riccardo Turcato