La safety car è una variabile che i team considerano sempre, a maggior ragione in un circuito cittadino. Se poi il circuito è Baku, dove negli scorsi anni abbiamo visto di tutto e di più, la cosa non deve sorprendere. Bene, i team fanno questo. Lo fanno perché hanno una gara da impostare. Però, noi appassionati, dobbiamo sapere, e sappiamo, che quando esce una safety car è perché è successo qualcosa di importante in pista, alla meno peggio dei detriti, oppure un incidente. A ogni incidente ovviamente c’è la possibilità che un pilota si faccia male. Ma male seriamente. Questi ragazzi non sono davanti a un computer. Stanno andando a 300 all’ora col culo a pochi cm da terra! Questa cosa dell’incidente col rischio per il pilota deve essere la prima cosa che balza alla testa parlando di safety car.
Invece dalla cabina di commento durante il GP di ieri si è invocata quasi a ogni giro la safety car per dare una mano a un pilota in particolare, per tener vivo il GP, per mascherare con una variabile esterna ancora un weeekend incolore e intriso di “se” e di “ma” della scuderia scarlatta. Basta! Raccontiamo quello che succede in pista, che già sono abbastanza i temi da snocciolare. Basta! Basta chiedere una variabile come la safety car che serve in realtà quando succede qualcosa di grave in pista. A scapito della salute dei piloti non si fa il tifo da una cabina. Non vi piace la F1 senza safety car? Cambiate sport.
Riccardo Turcato