Temperamento agonistico strepitoso, talento fuori ordinanza, un carattere non sempre malleabile. Fernando Alonso ha deciso di lasciare la Formula 1 a fine stagione.
Una decisione presa “da mesi”, contrastata da Liberty Media senza successo. Per me è un dispiacere, lo dico con affetto perché Fernando è l’ultimo dei Mohicani, l’ultimo rappresentante di una stirpe di campioni veraci, complessi, diretti, con i quali il confronto è sempre stimolante e ricco di umanità. Non solo, il fatto che uno tra i piloti più forti in assoluto (se non il più forte) non trovi spazio in un team vincente la dice lunga sul paradosso F.1. Non c’è posto alla Ferrari (dove la sua presenza è improponibile, un rewind indigesto), non c’è posto in Red Bull (dove si punta sui giovani, nello specifico Gasly pur dovendo contrastare avversari che chiedono esperienza e testa), non c’è posto in Mercedes (dove Hamilton preferisce avere un compagno come Bottas).
Alonso è pesante, è un disturbo e chi gestisce le squadre preferisce coccolare le prime guide, in un modo o nell’altro, privilegiando equilibri non sempre proficui. Pazienza. Del resto, anche lui, Alonso, ha le sue responsabilità: scelte sbagliate e poca fortuna, onestamente. Il che fissa il bilancio a due titoli mondiali mentre potrebbero essere molti di più, almeno un paio, per esempio, meritatissimi, al volante di una Ferrari inferiore alla Red Bull soprattutto pensando al 2010 (quando fu un clamoroso strafalcione della strategia Ferrari a far saltare il titolo a vantaggio di Vettel) e al 2012. Ma adesso non ha più alcun senso recriminare, ripassare nel tunnel nel quale si è infilata la McLaren, annientando in pratica le ultime velleità del campione spagnolo.
Chi conosce le corse sa di chi stiamo parlando, ha imparato negli anni a misurare un temperamento agonistico strepitoso, un talento fuori ordinanza, un carattere non sempre malleabile. Poche balle, non è nemmeno una faccenda di simpatia o meno. Valore in campo, ecco, punto e stop. E chi, come me, ha avuto il piacere e l’onore di lavorare nei suoi pressi fa un po’ fatica adesso pensando alla sua assenza. Ma, nel contempo c’è la speranza che Fernando prenda un buon vento altrove, che faccia bene altrove, magari in Indy, una categoria che ha già sperimentato con successo e sfortuna, appunto, secondo i dettami del destino.
Credo che una quantità di team abbia bisogno di uno così. Ho sperato, per un attimo, che l’accordo tra Ricciardo e Renault potesse aprire uno spiraglio inatteso. E in questi anni ho spesso pensato a Fernando come a un pilota che avrebbe potuto dare una svolta immaginandolo al volante di macchine guidate da altri. Non importa. Però, in mezzo a questa marea di ragazzi celebri e di ragazzini rampanti che nulla sanno dire, nulla sanno raccontare, che sembrano ibernati nel momento in cui servirebbe svelarsi, comunicare davvero, dare emozione, tirar fuori un po’ di pancia e cuore, beh Alonso resta un numero uno assoluto. Quindi, con dispiacere, da vecchio compagno di viaggio, un abbraccio e grazie. Come diceva sempre mio nonno, chi mangia fa le briciole. Il resto conta meno. Alé, caro Fernando. Con affetto, con fierezza e con un filo sottilissimo di nostalgia già in pista adesso, proprio ora.
Giorgio Terruzzi – www.redbull.com/it
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