Nudi. E’ cosi che ci siamo sentiti la settimana scorsa alla notizia che Niki Lauda era in gravi condizioni di salute per un intervento delicatissimo a quei polmoni che già tanto lo avevano fatto soffrire dopo il rogo del 1976. Ora dopo una settimana, con più calma, a mente fredda e con notizie positive dall’ospedale, possiamo dire, senza vergogna, che ci siamo sentiti tutti uniti e nudi di fronte alla possibilità di perdere una figura come Niki. Sì perché sarà anche vero che negli ultimi anni Niki avrà fatto incavolare i suoi vecchi tifosi rossi con frecciatine verso Maranello, ma Niki resta, per tutti noi, una finestra aperta tra la vecchia Formula 1 dei cavalieri del rischio e la Formula 1 attuale, che lui stesso, il computer, ha portato nella modernità. La F1 prima e dopo Lauda non è mica un racconto banale.
Sì perché Niki Lauda è come l’uomo illustrato raccontato da Ray Bradbury, ma al contrario. Nel libro di Bradbury chi guardava i tatuaggi dell’uomo illustrato poteva vedere storie future, mentre guardando Niki, guardandolo nei profondi occhi scavati nel volto rinato come una fenice dall’inferno di fuoco del Nurburgring, si possono vedere storie e ricordi di gara, fatti, piloti che ci sono ancora e che ci hanno lasciato. E’ tutto lì.
Lui, piu di tanti altri del passato che sono ancora con noi, anche piu di Stewart e Andretti, È LA FORMULA 1. Per una volta noi appassionati ci siamo sentiti tutti uniti nello stare vicini a Niki con la paura di perderlo perché sappiamo che senza di lui crollerebbe una parte delle fondamenta su cui si basa il nostro amore verso il Circus iridato. Paura. Proprio Niki ci ha insegnato che si può essere UOMINI ammettendo che in alcuni casi può esserci compagna, e non bisogna vergognarsene.
A presto Niki, ci sono ancora tante storie da raccontare.
Riccardo Turcato