In vent’anni di attività dell’EuroNCAP non era mai successo che una vettura non conquistasse nemmeno una stella nei crash test. Questo record al negativo, purtroppo, è andato all’italianissima Fiat Punto nell’ambito dell’ultima sessione svolta dall’ente europeo. E’ doveroso sottolineare, però, che a livello di sicurezza passiva, sicurezza degli adulti e dei bambini a bordo e protezione dei pedoni la compatta torinese prodotta a Melfi se l’è cavata piuttosto bene. A pesare come un macigno sul risultato finale a zero stelle, infatti, è stata la completa assenza dei moderni sistemi di assistenza alla guida come, ad esempio, il dispositivo di frenata automatica. Sulla Fiat Punto è presente solamente il cicalino che interviene insistentemente quando il guidatore e il passeggero anteriore non allacciano la cintura di sicurezza. Francamente troppo poco sia nei confronti di quanto offrono le concorrenti, sia per quanto concerne i severissimi (e sacrosanti) criteri di giudizio EuroNCAP.
A dire il vero la Fiat Punto è ormai sulla breccia da ben 12 anni, un ciclo vitale troppo lungo per stare al passo con i tempi (e le concorrenti) a meno di non voler investire consistenti cifre che difficilmente troverebbero il punto di pareggio vista e considerata l’età. E pensare che nel 2005, la Fiat Grande Punto (così si chiamava all’inizio) conquistò cinque stelle su cinque proprio nei crash test EuroNCAP, ossia il massimo punteggio.
Questo perché semplicemente la compatta Fiat allora era al passo coi tempi e, per certi particolari come l’ESP di serie, anche oltre. Senza dimenticare come la Grande Punto si dimostrò fin da subito un’auto riuscitissima in virtù di molteplici aspetti, dall’abitabilità degna di una vettura Segmento C al comportamento su strada impeccabile (e perfino sportivo) e dai consumi contenuti alla linea magistralmente disegnata da Giugiaro. Già, proprio Giorgetto Giugiaro che grazie alle bellissime (e longeve) auto da lui create ha contribuito più volte a far uscire il Gruppo Fiat da momenti difficili. Al riguardo, è successo con la Fiat Panda (nei tempi bui di Mirafiori completamente bloccata e poi salvata dalla marcia dei 40mila), con la Lancia Delta (che rilanciò il Marchio dopo la triste epopea delle Beta che arrugginivano nei piazzali), con la Maserati 3200 GT che significò ridare splendore alla Casa del Tridente e, infine, proprio con la Grande Punto nata in un momento assai difficile per il Gruppo torinese. Tutte auto disegnate da Giugiaro, salvo poi decidere ai piani alti del Lingotto di non dargli più lavoro forse per favorire i centri stile interni (e contribuire a far “emigrare” il geniale designer di Garessio in Germania).
Ci perdonerete questa lunga digressione, ma se nonostante le “12 primavere sulle spalle” la Fiat Punto in Italia è ancora al sesto posto nelle vendite della sua categoria, gran parte del merito è attribuibile proprio alla linea ancora bella e attuale. Per il resto le sue competitor, ossia le varie e ben più giovani Citroen C3, Ford Fiesta, Peugeot 208, Renault Clio, Toyota Yaris, Volkswagen Polo e compagnia bella sono decisamente più moderne e al passo con i tempi. In conclusione, occorre un modello Fiat del segmento B completamente nuovo, possibilmente prodotto in Italia e che si riallacci alla celebre tradizione di vetture che rispondono ai nomi 127, Uno, Punto e Grande Punto. Sempre che a FCA interessi presidiare ancora questo segmento, concentrata giustamente com’è sui modelli premium dalla Fiat 500 alle ultime Alfa Romeo e alle Maserati che fanno al momento gran parte del fatturato. Ma come si suole dire “il vento potrebbe cambiare” e farsi trovare impreparati con una Punto lasciata in balia di sé stessa o, peggio ancora, uscita di produzione e non sostituita da alcun modello (un costume dell’asse Torino-Detroit negli ultimi anni) potrebbe essere controproducente. E a quel punto lo “zero” andrebbe alle strategie di marketing.
Gian Marco Barzan