Lo scenario unico del GP del #Messico ha fatto da sfondo a una gara memorabile, vinta da Max #Verstappen, al comando dalla prima curva al traguardo,
e che ha consegnato al pilota della Mercedes Lewis Hamilton il quarto titolo Piloti. Anche se a dire il vero non sarà una gara ricordata per l’azione, tranne al via, quando il pilota della Red Bull ha passato Vettel, che è entrato in contatto con Hamilton, coi due duellanti per il campionato costrutti a rientrare ai box e scivolati nelle retrovie. Alla fine il tedesco della Ferrari ha chiuso 4°, a 70 secondi da Verstappen, e l’inglese 9° e staccato di un giro (tutti i piloti doppiati da Ocon, 5°), una rimonta non indifferente ma che non è bastata. E la botta Vettel l’ha avuta quando ha chiesto al suo ingegnere Riccardo Adami dove fosse Bottas, 2°, e si è sentito rispondere a 23 secondi. Quel “Mamma mia…”, in italiano, è stato una resa, la consapevolezza che il Mondiale fosse finito, a due GP dalla fine.
Sul podio con il 20enne Verstappen (al terzo successo in carriera, dopo Spagna 2016 e Malesia quest’anno, e reduce dalle tensioni di Austin col podio tolto per il sorpasso nell’ultimo giro su Raikkonen con le ruote fuori pista), i due finlandesi Valtteri Bottas e Kimi Raikkonen, sempre con occhiali da sole d’ordinanza… e a questo punto viene da chiedersi se per motivi di sponsor o per evitare di incrociare lo sguardo di Vettel e Arrivabene, visto che è il secondo podio consecutivo, che tanto avrebbe fatto comodo al tedesco. Alle spalle di Vettel, la Force India di Esteban Ocon, la Williams di Lance Stroll, il padrone di casa Sergio Perez, con la Haas di Kevin Magnussen, Hamilton e la McLaren di Fernando Alonso a completare la top 10.
Il dramma, dicevamo, è stato al via, quando Vettel (che partiva dalla pole), Verstappen e Hamilton sono arrivati tutti e tre affiancati alla curva 1, prima che la Red Bull prendesse il comando alla curva 2, con la parte sinistra dell’ala della Ferrari che ha toccato il pneumatico posteriore destro dell’olandese. Hamilton ha tentato di sfruttare l’occasione passando all’esterno di Vettel, ma anche la sua posteriore destra è entrata in contatto con l’ala della Ferrari, con i due costretti a rientrare ai box per sostituire gomme e muso.
Da quel momento Verstappen ha preso il largo su Bottas, Vettel è rientrato 19° e Hamilton 20° e da lì sono iniziati i calcoli in ottica Mondiale, con il tedesco che riusciva a rimontare, mentre l’inglese ha faticato a trovare il passo, arrivando a essere doppiato dal leader, nel giro 22, una cosa che non gli accadeva da Barcellona 2013.
Solo il secondo posto avrebbe permesso a Vettel di tenere aperta la lotta iridata, ma la distanza era troppa, quel famoso “Mamma mia…”. Hamilton entra così nel clan dei quattro, con Juan Manuel Fangio, Michael Schumacher e Alain Prost. Una giornata che conferma anche le capacità indubbie di Max Verstappen, che ha chiuso con quasi 20 secondi su Bottas e, nonostante tutti i piloti motorizzati Renault siano stati costretti al ritiro per motivi tecnici (incluso Daniel Ricciardo), lui ha tenuto un ritmo indiavolato e non ha mai rallentato, anche quando avrebbe benissimo potuto sollevare il piede e gestire il vantaggio. Una gran fame di vincere, quella fame che hanno solo i campioni. Tra i ritirati, Daniel Ricciardo è stato il primo nel giro 6, seguito dalle Renault di Nico Hulkenberg (che si è sentito dire di uscire di corsa dalla macchina perché non sicura, per via dell’ERS e ha dovuto salire sul muso e poi saltare senza mettere i piedi a terra) e Carlos Sainz nel giri 24 e 59, dalla Toro Rosso di Brendon Hartley (giro 30 e dalla Sauber di Marcus Ericsson (55).
Rammarichi ne abbiamo? Sì, anche se non quanti in casa Ferrari. Peccato che chiaramente la conquista del Titolo abbia tolto visibilità alla vittoria di Verstappen e alla festa del podio. Ma che spettacolo mozzafiato anche quest’anno il settore dello stadio… in fondo il teatro ideale per celebrare un successo e renderlo indimenticabile. Mancano Brasile e Abu Dhabi e ci sarà chiaramente un calo di audience e di presenze: passati i tempi in cui Eccelstone faceva l’impossibile perché i giochi proseguissero fino all’ultimo metro dell’ultimo GP. Ma se i titoli sono stati assegnati, resta aperta la lotta tra gli altri team per le posizioni finali che valgono soldi e quindi sono vitali. Ci vediamo in Brasile, temendo il rewind dell’addio di Felipe Massa alla F1 già visto nel 2016…
Tornando al presente, complimenti a tutti: a Verstappen per la vittoria, a Hamilton e alla Mercedes per il Titolo, alla Ferrari che ci ha provato finché ha potuto, contribuendo a un gran bel Mondiale. Dubbio finale sull’eccesso di nervosismo in Vettel, coi contatti al via under investigation e poi senza conseguenze, ma che hanno segnato la gara, mettendo la parola fine al campionato e alle speranze di tanti. Tifosi in primis, che devono aspettare un altro anno – una doccia fredda specie dopo l’illusione della splendida pole di sabato. E ne sono già passati 10 di anni da quel 2007 in Brasile… Ma così è la vita, e la F1. Bella, come l’applauso di Sebastian a Lewis dopo il traguardo.
Barbara Premoli
RESPECT
Classy stuff from Sebastian Vettel 👏#MexicoGP 🇲🇽 #F1 pic.twitter.com/qIaS3qg7ek
— Formula 1 (@F1) 29 ottobre 2017
Every angle of that first lap incident between VET, HAM & VER #MexicoGP 🇲🇽 #F1 pic.twitter.com/3wZ0zbUjBh
— Formula 1 (@F1) 29 ottobre 2017
That winning moment for @Max33Verstappen and @redbullracing 🏆#MexicoGP 🇲🇽 #F1 pic.twitter.com/Gs0eNEsVN3
— Formula 1 (@F1) 29 ottobre 2017