Dal 21 al 23 ottobre il Circuit of The Americas ospita il 18° appuntamento del Mondiale 2016 di F1. Situato sulle colline sovrastanti il centro di Austin, il Circuit of The Americas è il primo tracciato statunitense appositamente costruito per la Formula 1. Ad ideare il layout della pista sono stati l’ex campione della 500 Kevin Schwantz e il promoter Tavo Hellmund. Inaugurato nell’ottobre 2012, ha finora ospitato 4 GP di Formula 1 e altrettante gare della MotoGP. Rispetto alle moto le monoposto impiegano una ventina di secondi in meno al giro; mentre pagano pegno in termini di velocità massima. Uno dei tratti distintivi della pista è l’impressionante inclinazione alla fine del rettilineo d’arrivo: in totale sono 41 metri di dislivello, tra il punto più basso e quello più alto della pista, con conseguenze facilmente immaginabili per i piloti, che sbagliano la frenata nei tratti in discesa. Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 21 piste del Mondiale usando una scala da 1 a 10, il Circuit of The Americas rientra nella categoria dei circuiti scarsamente impegnativi per i freni. La pista texana si è meritata un indice di difficoltà 5, superiore solo ai valori ottenuti da Interlagos, Silverstone, Spa e Suzuka.
L’impegno dei freni durante il GP
Nelle 4 gare finora disputate sul Circuit of The Americas nessun pilota è riuscito a compiere almeno un giro a 200 km/h di media. La colpa è dell’estrema tortuosità del tracciato, come dimostrano le 20 curve. Nei frequenti cambi di direzione i freni non sono però sempre usati e ciò spiega il 17% della durata complessiva della gara speso in frenata. La decelerazione media è invece la più alta dell’ultimo terzo (le ultime 7 gare) del Campionato del Mondo: 4 g, identica al valore di Melbourne. L’energia dissipata in frenata è invece di 133 kWh, equivalenti al consumo orario di 133 tori meccanici (rodeo bull). Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale di quasi 78 tonnellate, equivalenti al peso complessivo di 150 tavoli da Texas hold’em, con 6 giocatori ciascuno, più il mazziere.
Le frenate più impegnative
Delle 11 frenate del Circuit of The Americas 4 sono classificate dai tecnici Brembo come impegnative per i freni, 4 sono di media difficoltà e 3 sono light. La più impegnativa in assoluto è quella alla curva 12, che le auto raggiungono dopo aver toccato la velocità massima: qui le auto passano da 337 km/h a 78 km/h in 1,35 secondi, in cui percorrono 127 metri, equivalenti alla distanza tra le due curve del Texas Memorial Stadium. In questo punto i piloti esercitano un carico di 187 kg sul pedale del freno ed affrontano una decelerazione di 5,7 g. La frenata più lunga è però quella alla curva 11: 131 metri per passare da 298 km/h a 78 km/h in 1,55 secondi, ma con una decelerazione di “soli” 4,7 g. La curva più lenta del tracciato è invece la prima, affrontata a 74 km/h, dopo una frenata di 1,37 secondi, necessari a perdere quasi 250 km/h. La curva 6 e la curva 8 si contendono invece la palma di frenata più corta: 18 metri per la prima (da 290 km/h a 226 km/h) e 19 per al seconda (da 224 km/h a 178 km/h), cioè meno di 4 monoposto di Formula 1 messe in fila. La decelerazione della curva 6 è comunque di 4,6 g e il carico sul pedale di 99 kg.
Vittorie Brembo
Le monoposto con freni Brembo hanno vinto 3 delle 4 edizioni del GP degli Stati Uniti disputate sul Circuit of The Americas. In generale, i freni Brembo hanno conquistato 20 edizioni del GP degli Stati Uniti, 12 delle quali con la Ferrari. Ben 5 le vittorie di Michael Schumacher e 4 quelle di Ayrton Senna.
Redazione MotoriNoLimits