Suzuka è uno dei circuiti più popolari nel calendario della Formula 1. Quest’anno Pirelli porterà qui gli pneumatici più duri del suo range: i P Zero Orange hard e i White medium, una combinazione particolarmente adatta a rispondere alle sfide di questo famoso tracciato, collocato nel bel mezzo del Giappone, vicino a Nagoya.
Suzuka è celebre per le curve particolarmente veloci, come la 130R e la Spoon, che incidono notevolmente sul consumo e sul degrado delle gomme. Di conseguenza sono attesi due o tre pit stop. L’altra caratteristica significativa è il clima estremamente variabile, con precipitazioni abbondanti. Nel 2010 a causa di violenti temporali, le qualifiche vennero rimandate alla domenica mattina. La gara dello scorso anno, invece, si è svolta in condizioni di caldo, con temperature che hanno superato i 30°C – questo da un’idea della variabilità del clima del GP.
Il commento di Paul Hembery: “Suzuka è uno dei circuiti dove sperimentiamo i più alti livelli di usura e degrado di tutto l’anno, dovuti alla superficie abbastanza abrasiva e, soprattutto, agli elevati carichi di energia che si scaricano sulle gomme. Alle curve molto veloci, si aggiungono, inoltre, aree di forte frenata e curve molto strette. Quello di Suzuka è un circuito che richiede molto in termini di energia laterale e poco in termini di trazione, perché il layout è molto scorrevole e le curve si susseguono l’una dietro l’altra. Per questi motivi abbiamo scelto quest’anno di portare le due mescole più dure della nostra gamma. La strategia è destinata a essere ancora una volta protagonista della gara – l’anno scorso, con mescole soft e hard, c’è stata una media di 2 pitstop. Il Giappone è velocità pura e le gomme che abbiamo selezionato per questo fine settimana permetteranno ai piloti di dimostrarlo davanti ai tifosi giapponesi, sempre molto calorosi”.
Il commento di Jean Alesi: “Il Giappone è uno dei miei circuiti preferiti ed è un Paese che amo: ha tutto. Un po’ come Spa o Monza, Suzuka è una pista davvero emozionante, in quanto ha un fantastico circuito e tante curve ad alta velocità. Ma non è solo questo: c’è anche un’atmosfera bellissima, perché gli spettatori giapponesi sono davvero appassionati: vanno pazzi per la Formula Uno! Ho tanti bei ricordi di Suzuka, ma se dovessi sceglierne uno direi il 1994, quando correvo in Ferrari. Dopo un’ accesa battaglia con Nigel Mansell sono finito sul podio sotto un acquazzone. A vincere la gara fu Damon Hill. La pioggia è una variabile da considerare per il GP. La scelta delle gomme hard e medium è la migliore che si potesse fare per Suzuka, dove viene scaricata molta energia sulle gomme: il consumo sarà elevato. Ci saranno probabilmente due o tre soste ai box. Durante la mia carriera ho provato diversi tipi di pneumatici, da quelli da qualifica a quelli molto scanalati, e in qualsiasi caso ho verificato che una strategia fino a tre soste va bene, mentre oltre le tre potrebbe dare qualche problema e creare confusione, ma questo, finora, è successo solo una o due volte, il che è un buon record”.
Il circuito dal punto di vista degli pneumatici
La natura scorrevole del circuito di Suzuka, lungo 5,807 km, lo rende il tracciato con la più bassa richiesta di trazione in calendario ma anche con i livelli di energia laterale più alti.
La prima metà del giro è essenzialmente una serie continua di curve. Questo fa sì che le gomme si scaldino molto, visto che non ci sono rettilinei dove possono raffreddarsi. Come risultato, la parte più calda del battistrada può raggiungere i 110°C. Lo pneumatico che ha più sollecitazioni è quello anteriore-sinistro.
La sosta ai box a Suzuka comporta una perdita di tempo relativamente bassa grazie alla pit lane abbastanza corta, di soli 395 metri. Questo permette un’ulteriore flessibilità nelle strategie di gara.
Note tecniche sugli pneumatici
La curva 15 è la più veloce in campionato, si prende a 310 km/h in settima marcia. Le monoposto corrono con il massimo carico aerodinamico possibile, combinato con una accelerazione laterale di 3,1g. Ciò sottopone la struttura dello pneumatico ad alcune delle condizioni di esercizio più impegnative di tutto l’anno.
Alti livelli di stress sugli pneumatici possono causare blistering se la monoposto non ha il giusto set-up. Questo fenomeno è il risultato di un riscaldamento localizzato, in particolare sulla spalla dello pneumatico, durante le curve.
La maggior parte dei piloti dello scorso anno ha effettuato una strategia di due soste. Solo tre hanno scelto di iniziare la gara sulla mescola più dura – da posizioni più arretrate in griglia di partenza – e questa strategia si è rivelata utile per guadagnare posizioni in pista. Sebastian Vettel ha vinto partendo dalla pole, in una gara che è stata caratterizzata dall’ingresso della safety car già al primo giro.
Barbara Premoli