Ogni tanto capita che un GP entri nei libri di storia e oggi è successo in Spagna, con la prima vittoria di Max Verstappen, alla sua prima gara con la Red Bull, che a 18 anni e 227 giorni (o 18 anni, 7 mesi e 16 giorni, se preferite) diventa anche il più giovane vincitore in F1. Ma di questo quinto round nessuno dimenticherà l’inizio, il fattore che ha determinato l’esito finale, ovvero il botto pochi secondi dopo il via tra le Mercedes di Lewis Hamilton e Nico Rosberg.
Verstappen è rimasto in testa negli ultimi 32 giri dei 66 previsti e, su una strategia di due soste, ha chiuso precedendo di 0.6s Kimi Raikkonen e Sebastian Vettel, a 4.9s, che si è anche visto togliere il primato di più giovane vincitore (battuto di due anni dall’olandese). Ma facciamo un passo indietro, fino alla partenza. Dal secondo posto sulla griglia, Rosberg è partito meglio di Hamilton in pole e l’ha passato all’esterno della curva 1. In uscita dalla curva 3, l’inglese si è messo in scia al tedesco e si è buttato sulla destra, tentando di passarlo. Rosberg ha tentato di resistere alla manovra, con l’ala di Hamilton che sfiorava l’anteriore destro della macchina gemella.
Cercando di evitare una collisione, Hamilton è finito nell’erba, è scivolato andando poi contro Rosberg, con i due nella ghiaia alla curva 4. E se noi spettatori abbiamo stentato a crederci, lo stesso è stato per i due piloti, con Hamilton che si è portato le mani alla visiera, è rimasto immobile per un po’ per poi lanciare il (costosissimo) volante. L’incidente ha richiesto l’uscita della safety car per rimuove le due monoposto, con Daniel Ricciardo davanti al neo-compagno di squadra Verstappen, seguiti dalla Toro Rosso di Carlos Sainz Jr, partito 8°, e dalle Ferrari di Vettel e Raikkonen, che hanno poi passato lo spagnolo, dando inizio al duello a quattro Red Bull-Ferrari. I due team hanno adottato la stessa strategia nel primo pitstop, montando le medie, prima di differenziare le tattiche. Dopo il secondo stop il leader Ricciardo è tornato alle soft – segno chiaro di tre soste – e un giro dopo lo stesso ha fatto Vettel, che era 3°.
Verstappen, a 7 decimi da Ricciardo, e Raikkonen sono rimasti fuori, fermandosi solo nei giri 34 e 35 per montare le medie, indice di una strategia su due soste con uno stint lungo fino alla fine. Dopo soli 8 giri sulle soft, la Ferrari ha richiamato Vettel per il terzo stop, montando le medie. Dopo pochi giri, Ricciardo ha montato le medie nel giro 43, uscendo dietro a Vettel, con Verstappen in testa, a un secondo da Raikkonen. E, nonostante la pressione costante del campione del mondo (con esattamente il doppio dei suoi anni), l’olandese non ha perso la calma, passando per primo sotto la bandiera a scacchi, conquistando una vittoria indimenticabile.
In pratica le telecamere sono rimaste per 66 giri sul quartetto di testa, con Ricciardo che incalzava Vettel e, a 7 giri dalla fine, ha tentato di passarlo alla curva 1, ritardando al massimo la frenata, ma il tedesco si è ripreso subito la posizione, non senza un attimo di brivido, per evitare la Red Bull. E poi sono partite le (ormai consuete, purtroppo) lamentele di Vettel via radio… ma la gara è gara, ragazzo, e non sei più il compagno di squadra di Ricciardo! L’australiano ha continuato a spingere, fino alla foratura del posteriore destro al penultimo giro, che l’ha costretto a rientrare ai box ma, visto il vantaggio su Bottas, ha comunque chiuso quarto.
Dietro la Williams, a chiudere a top 10 Sainz, la Force India di Sergio Perez, la Williams di Felipe Massa (da 18° sulla griglia), la McLaren di Jenson Button e la Toro Rosso di Daniil Kvyat. Ritiro dopo 21 giri per Nico Hulkenberg, che ha preso l’estintore spegnendo le fiamme dal motore della sua Force India, e dopo 25 giri per la McLaren di Fernando Alonso, che con sconforto ha ripetuto più volte via radio “no power” prima di parcheggiare a bordo pista.
Inutile raccontare le reazioni in casa Mercedes, con Niki Lauda che inizialmente ha preso le parti di Rosberg, addossando più responsabilità a Hamilton, mentre Toto Wolff è stato più equidistante, sottolineando solo la Caporetto del team, che si è giocato punti preziosi in un modo assurdo. E gli è pure andata bene, perché i commissari non hanno comminato penalità a nessuno dei due piloti. Il premio obiettività va al presidente della Ferrari Sergio Marchionne che, a fine GP, l’ha detto chiaramente: “La mia opinione è che si è trattato di un incidente non necessario, se si poteva evitare, si doveva evitare, sarebbe stata una gara diversa e la Ferrari non sarebbe uscita così bene. Quindi, dobbiamo essere onesti con noi stessi, per il momento accetto il podio e ringrazio tutti“. E di questo il più consapevole è Sebastian Vettel, che non aveva certo l’espressione soddisfatta di chi arriva a podio. Con le Mercedes in gara, avremmo visto due tute rosse a fare da scudieri al giovane Max Verstappen…
PS: si sono già messi in azione i dietrologi della domenica, quelli che “ma guarda che caso, la Red Bull non vinceva dal Belgio 2014, arriva lui dopo lo scambio di sedile al volo, sale e vince, tutto organizzato a tavolino“. Tuttologi della domenica, come dicevamo ieri in tempi non sospetti (e nell’intervista che gli abbiamo fatto a Monza lo scorso anno) la stoffa questo ragazzo ce l’ha eccome e da vendere. Come le capacità, la concentrazione, l’umiltà e la testa. E poi lasciateci il lato romantico della Formula 1: le lacrime sue e di papà Jos sono la soddisfazione più bella, il frutto (inaspettato) di sacrifici che nemmeno ci si immagina se non si conosce bene la famiglia Verstappen… Quindi, noi ci godiamo il momento, congratulandoci con Max e ringraziandolo per averci fatto vivere un momento indimenticabile…
Barbara Premoli
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