Primo, dal via alla bandiera a scacchi: dopo Monza, Max Verstappen domina anche a Baku, riducendo il gap dal leader della classifica Oscar Piastri, fuori al primo giro, in un weekend decisamente no. Di cui non ha saputo approfittare il compagno di squadra in McLaren Lando Norris, settimo, che riduce la distanza a 25 punti.
Verstappen è stato al comando di tutti i 51 giri, chiudendo con un vantaggio di oltre 14 secondi sulla Mercedes di George Russell e di 19 su Carlos Sainz, al primo podio con la Williams, dopo aver mancato di pochissimo ieri la pole. Non male per lo spagnolo, licenziato dalla Ferrari lo scorso anno per far posto al sette volte campione Lewis Hamilton, che sul podio di una gara vera non ci è ancora salito e che oggi è arrivato ottavo, davanti al compagno di squadra Charles Leclerc.
Quarto Kimi Antonelli, protagonista di una gara tranquilla, fuori dalla bagarre alle sue spalle per il quinto posto, portato a casa dal pilota della Racing Bulls Liam Lawson, al miglior risultato in carriera, davanti a Yuki Tsunoda, a sua volta al miglior risultato con la Red Bull. Come detto, settimo alla bandiera a scacchi Norris, stessa posizione da cui è partito e che non è riuscito a sfruttare il ritiro di Piastri e tantomeno a passare Tsunoda, rosicchiando solo 6 punti nella lotta per il Mondiale Piloti.
Il secondo e quarto posto portano alla Mercedes 30 punti, contro i 6 della Ferrari, che a Baku perde il terzo posto nel Costruttori. A chiudere la top 10 Isack Hadjar, davanti a Bortoleto, Ollie Bearman e Albon, che ha avuto una penalità di 10 secondi per un contatto con Colapinto a metà gara. Partito ultimo, Esteban Ocon (dopo l’irregolarità riscontrata post-qualifiche sull’alettone della sua Haas) ha chiuso 14°, davanti a Fernando Alonso, a sua volta penalizzato per jump start. A chiudere la classifica, Nico Hulkenberg, Lance Stroll e le due Alpine di Pierre Gasly e Colapinto, con Piastri unico ritirato.
Conclusioni? Avrà anche detto che ormai la lotta per il Titolo era chiusa, ma Verstappen è Verstappen e non molla, vince (la 67° gara in carriera) e si avvicina. A sette gare dalla fine (con tre Sprint) i giochi sono apertissimi e la McLaren non è invincibile, come si è visto in questo weekend. Anche perché – pur essendo la macchina migliore – alla guida ha due piloti bravi ma che insieme non fanno metà dell’olandese (un pilota maturo, dopo aver sbagliato la partenza, non perde la testa e finisce a muro dopo poche curve…). Ferrari? Alla vigilia parlavano di vittoria possibile, sono arrivati a oltre 36 secondi dal vincitore e hanno perso la seconda posizione nel Costruttori. Ma Vasseur dice che è tutto sotto controllo e che a Singapore farà caldo. Probabilmente pensa di parlare a una platea di imbecilli. Ma c’è sempre chi sta peggio, ovvio, e ci riferiamo all’Alpine. Il cambio al vertice del Gruppo Renault si fa sentire, perché non dimentichiamo che l’ex-amministratore delegato Luca de Meo non era il primo che passava per strada, aveva esperienza, amava la F1 e lo sport, e il suo sostituto ha necessariamente bisogno di tempo per prendere in mano la situazione. E costruire un rapporto di complicità e collaborazione con Flavio Briatore.
Barbara Premoli



























