Trentacinque anni fa, il 27 luglio 1990, alle ore 16, nello stabilimento di Mangualde, in Portogallo, l’ultima 2CV uscì dalla catena di montaggio. Si trattava di una Charleston bigrigia, che fu salutata da tutti gli operai e da una banda musicale. Il successo incontrato da AX richiedette infatti che anche Mangualde, insieme ad Aulnay e Rennes, si dedicasse alla produzione di questo modello, a partire dall’autunno successivo.
Quella della 2CV è un’epopea che iniziò nell’ottobre del 1935, e la cui progettazione fu rallentata dalla Seconda Guerra Mondiale. Padre del progetto TPV (Toute Petite Voiture), Pierre-Jules Boulanger, il successore di André Citroën, che intuì il profilarsi di un mercato di massa per l’automobile. Un bel giorno dell’anno 1936, sulla scrivania che fu del fondatore, fu depositata una corposa cartella indirizzata a Boulanger, che conteneva i risultati di un’indagine di mercato: qual era l’auto che il pubblico desiderava di più? Quanti cilindri? Quante portiere? Quante ruote?
Per soddisfare le richieste nel modo più trasversale possibile, Boulanger impose rigidi requisiti, tra cui la capacità di trasportare due persone con zoccoli e merci a una velocità di 60 km/h, consumando tre litri per cento chilometri. La vettura doveva essere semplice da guidare e manutenere, senza preoccuparsi dell’estetica.
Nacque così una vettura senza paragoni, all’epoca, pensata per offrire il massimo di comfort e di abitabilità con il minimo di consumi. All’inizio del 1937 il primo prototipo vide la luce, e fu senza dubbio sconcertante, come d’altronde sarà sempre la 2CV, per tutta la sua carriera. Nel 1938 furono approntati venti prototipi, nel 1939, 250. La prima T.P.V. uscì dalla catena a mezzogiorno del 2 settembre 1939. Nel 1948, la 2CV fece il suo debutto al Salone dell’Automobile di Parigi, attirando l’attenzione di molti aspiranti automobilisti nonostante lo scetticismo iniziale. La 2CV divenne subito popolare grazie al suo costo ridotto e alla praticità, e nel 1951 il tempo di consegna lievitò già di un anno e mezzo. Da allora, la 2CV ha attraversato la storia dell’automobile e la storia del costume, subendo ben poche metamorfosi tecniche ma divenendo, di volta in volta, segno dei tempi e delle situazioni. Protagonista di film, di performance sportive e di viaggi, scelta come simbolo di anticonformismo o di snobismo, rimase sino alla fine il prodotto tipico di audacia, comfort, innovazione e vocazione popolare, valori che contraddistinguono ancora oggi Citroën.
Dietro la creazione della famosa utilitaria del “Double Chevron”, oltre a Flaminio Bertoni, vi fu anche Walter Becchia, un tecnico alessandrino la cui storia merita di essere raccontata. C’è molta Italia nel cuore storico di Citroën, una casa automobilistica simbolo dell’“Art de Vivre” francese. Non solo il design dei modelli classici, opera del varesino Flaminio Bertoni, ma anche il motore della leggendaria Citroën 2CV fu frutto del lavoro di un italiano: Walter Becchia, nato a Casale Monferrato nel 1896. Becchia emigrò in Francia in giovane età, come molti italiani dell’epoca, a causa della sua opposizione al regime. In Francia trovò impiego presso Talbot-Lago, dove lavorò su motori complessi e prestazionali. Invitato nel 1939 a unirsi a Citroën, iniziò a lavorare presso la storica sede del Quai de Javel solo nel 1941. Becchia fu incaricato di sviluppare il propulsore per la futura “super-utilitaria” TPV (Toute Petite Voiture), che avrebbe dovuto essere un bicilindrico orizzontale, capace di ridurre vibrazioni e garantire un buon bilanciamento. Lavorando in condizioni difficili durante l’occupazione nazista, Becchia si ispirò al motore di una moto danneggiata appartenente a Bertoni per progettare quello della 2CV. Analizzando e modificando il propulsore della moto, ne creò uno nuovo che fosse affidabile, potente ed efficiente. Nonostante le difficoltà della guerra, Becchia e il team Citroën riuscirono a sviluppare un prodotto davvero innovativo che, nel 1948, avrebbe motorizzato la 2CV. Il “Tipo A” di Becchia aveva una cilindrata di 375 cc e una potenza di 9 CV, con una velocità massima di 60 km/h e un consumo di circa tre litri ogni 100 chilometri.
Nei decenni successivi, fu continuamente migliorato, aumentando la cilindrata e la potenza, fino a raggiungere 29 CV e una velocità massima di 120 km/h nel 1970. Questo motore alimentò non solo la 2CV, ma anche modelli come la Ami, la Dyane, la Méhari e altre derivate, oltre a veicoli come deltaplani e mezzi militari Poncin a sei ruote. Walter Becchia, con la sua straordinaria inventiva e determinazione, contribuì in modo significativo al successo della Citroën 2CV, lasciando un’impronta duratura nella storia dell’automobile. Con il passare degli anni, la 2CV evolse con motori più potenti e divenne la base per altri modelli Citroën come l’AMI6, la Dyane e la Méhari. La crisi petrolifera degli anni 70 e le serie speciali, come la Charleston, contribuirono a mantenere viva la popolarità della 2CV fino al 1990.
L’ultima 2CV uscì dalla fabbrica nel 1990, con una produzione totale di oltre 3,8 milioni di unità. La 2CV è entrata nella leggenda, amata e collezionata da appassionati in tutto il mondo. La sua eredità continua a vivere, simbolo di semplicità, praticità e spirito pionieristico, con modelli elettrici e raduni internazionali che celebrano questa iconica vettura. Citroën continua a incarnare i valori di innovazione e attenzione alle persone che hanno reso la 2CV un simbolo senza tempo. Alle 3.868.680 unità di 2CV si possono sommare le 1.246.335 2CV Furgonetta; le 1.443.583 Dyane; le 253.393 Acadiane; le 144.953 Méhari, per un totale di 6.905.150 di 2CV e derivati.
Citroën C3 si inserisce perfettamente nella strategia e nella storia del marchio orientata a una motorizzazione sociale e concreta. Alla tradizionale motorizzazione PureTech 100 con cambio manuale, si affianca la nuova versione Hybrid 100 e-DCS6, che abbina efficienza e fluidità di guida grazie al sistema ibrido leggero con cambio automatico a doppia frizione. Protagonista della transizione energetica è però la nuova ëC3, l’elettrica compatta che segna un punto di svolta per il segmento: sino a 440 km di autonomia urbana e ricarica all’80% in soli 26 minuti, grazie alla tecnologia fast charge. Il tutto con un posizionamento accessibile, coerente con la missione Citroën di rendere l’elettrico alla portata di tutti. Citroën C3 è un vero e proprio pilastro della gamma e modello simbolo del successo commerciale del marchio. Nei primi sei mesi del 2025, C3 si conferma il modello in assoluto più venduto tra tutti le automobili a benzina di ogni segmento, nonché leader tra le 100% elettriche del proprio segmento. A queste versioni si affianca la recente C3 Van, dedicata al mondo dei professionisti e disponibile anche in variante totalmente elettrica, che amplia ulteriormente la portata dell’offerta.




























