Dopo aver registrato tre diversi vincitori contando i primi due GP e la Sprint, il Mondiale di F1 prosegue la sua corsa in Asia con l’edizione #39 del GP del Giappone. Per Suzuka sarà il 35° appuntamento di una serie avviata nel 1987 e interrotta solo nel 2007, 2008, 2020 e 2021. Quattro edizioni del GP del Giappone si sono invece disputate al Fuji, la prima nel lontano 1976 resa celebre dal rifiuto di correre di Niki Lauda e dal Titolo vinto da James Hunt.
Secondo i tecnici del gruppo Brembo che lavorano a stretto contatto con tutti i piloti della Formula 1, il Suzuka Circuit da 5,807 km di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti scarsamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 1 perché in un giro i piloti di Formula 1 usano i freni per soli 10 secondi, pari all’11%, il valore più basso del campionato. Sono appena 2 le frenate della categoria Hard, 4 sono Medium e 2 Light.
La curva più dura del Suzuka Circuit per l’impianto frenante è la 16 perché i piloti arrivano in pieno dalla 130R e si trovano a decelerare da 303 km/h a 103 km/h. Bastano 2,17 secondi grazie a un carico sul pedale del freno di 166 kg mentre subiscono una decelerazione di 4,5 g. In questo tempo le monoposto percorrono 106 metri e la potenza frenante è di 2.360 kW.
La favola di Nannini
Il GP del Giappone 1989 è ricordato ancora oggi per il pasticcio compiuto dai due piloti McLaren, Ayrton Senna e Alain Prost, che proprio quell’anno iniziò ad utilizzare le pinze Brembo, fortemente volute dal brasiliano. Ad approfittarne fu Alessandro Nannini, anche se transitò per 2° sul traguardo. Senna però venne squalificato e il portacolori Benetton fu dichiarato vincitore. Resterà l’unica vittoria del pilota senese in Formula 1, malgrado i 9 podi ottenuti, tutti con la Benetton.
L’invenzione dell’epoca
Fin dal suo debutto in F1, nel 1986, la Benetton si è avvalsa dei freni Brembo, continuando ad impiegarli fino al 2000. Nel 1989 la B188 guidata da Nannini utilizzava le pinze monoblocco ricavate dal pieno che Brembo era riuscita a realizzare un paio di anni prima, contravvenendo a quanti consigliavano di non perdere tempo, ritenendole irrealizzabili a causa delle lavorazioni nella parte interna della pinza. Per ottenerla, i tecnici Brembo crearono una attrezzatura specifica che eseguisse un movimento a L, così da compiere la lavorazione a 90 gradi.
Pinze monoblocco di ultima generazione
Oggigiorno le pinze monoblocco in alluminio rappresentano lo standard per l’industria automobilistica e motociclistica, grazie a impianti produttivi che a fine anni Ottanta erano inimmaginabili. Le pinze attuali di Formula 1 sono però lontane parenti di quelle di allora perché presentano soluzioni di ventilazione particolarmente evolute: dalle alette di ventilazione sul corpo esterno ai pillar. E proprio grazie a queste innovazioni tutti i 10 team di F1 scelgono di affidarsi esclusivamente a pinze del gruppo Brembo.