Confessiamo: non volevamo proprio parlarne. Ma ci viene spontanea una riflessione su Ralf Schumacher e la sua decisione di fare coming out, pubblicando su Instagram una foto con il suo compagno. Dopo 24 ore in cui tutti ne hanno scritto ovunque, a noi una cosa colpisce: che nel 2024 una notizia (o non-notizia) del genere faccia tanto rumore. Soprattutto nel mondo del motorsport e in quel piccolo mondo che è il paddock di F1. Un piccolo mondo antico e retrogrado, nonostante frasi fatte e bandiere arcobaleno su T-shirt e caschi, in cui molti hanno storto il naso quando Lewis Hamilton e Sebastian Vettel hanno iniziato a portare avanti la lotta per i diritti LGBT. E pensate che nel 2021 lo stesso Ralf diede contro al sette volte campione, definendo il suo attivismo pericoloso e una cosa di cui la F1 non aveva bisogno…
Conosciamo Ralf da tantissimi anni e sinceramente che sia sposato con Cora o abbia un compagno non ci cambia la vita o il rapporto con lui. Ma, se lui ed Etienne sono felici, lo siamo anche noi per entrambi. “La cosa migliore nella vita è avere al proprio fianco il partner giusto con cui condividere tutto”: questo il testo che ha scritto su Instagram, una frase che vale per chiunque, che sia etero o no. Il punto è questo: ma ci rendiamo conto che, per quanto si parli di diritti e parità, fa notizia chi dice di essere omosessuale? Oggi molti si sono complimentati con lui. Ma, secondo noi, in un mondo ideale non dovrebbe esserci bisogno di dichiarare la propria sessualità, ma solo viversela. La realtà? Già ci immaginiamo pacche sulle spalle a Ralf nel paddock e poi, dietro l’angolo, battute. Questa è la realtà di un mondo ipocrita e fermo agli anni 50, quando il titolare della sartoria dove lavorava mamma in centro a Milano aveva moglie e figli pur essendo dichiaratamente omosessuale, perché bisognava salvare le apparenze. Ce n’è ancora tanta di strada da fare… E poi diciamola tutta: vi cambia qualcosa sapere con chi va a letto il pilota per cui tifate, un ingegnere o un meccanico di F1?
Barbara Premoli