Come dice il critico Anton Ego, personaggio del film Disney Ratatouille, dobbiamo imparare ad accettare il diverso. Ho letto con interesse del GP di Las Vegas, nutro personale stima e apprezzamento per tecnici e puristi e pertanto posso comprendere il loro personale disappunto sull’evento sportivo in sé, ma il GP di Las Vegas ha dimostrato più di altri di aver compreso che un Gran Premio è, di fatto e oltretutto, uno straordinario promotore di cultura territoriale, ovvero un’occasione per promuovere la destinazione che genera un incredibile indotto e offre una ineguagliabile visibilità mondiale.
Un gran premio rappresenta lo stile di vita del luogo in cui si svolge ed è un incredibile promotore turistico. Chi è partito per Las Vegas la scorsa settimana, con la scusa del Gran Premio, ha spesso scelto di proseguire nel viaggio verso Los Angeles, San Diego, San Francisco affidandoci la gestione del suo viaggio. La “scusa” dell’evento si trasforma così in una grande occasione per attrarre pubblico, nuove utenze, turismo qualificato. Questa è la ragione per cui i nostri impianti devono imparare a generare servizi ed essere all’altezza dell’attuale show, investire in coordinamento territoriale affinché le grandi masse che sposta un GP diventino opportunità per il paese anziché criticità viabilistica.
Qui (a Las Vegas) tutto è pensato per offrire divertimento, spensieratezza, piacere di condividere che va oltre l’evento sportivo in sé: con l’occasione del Gran Premio si può fare tutto, anche sposarsi, cash is king! Le persone che ho conosciuto in questi giorni nel 50% dei casi non avevano mai visto un gran premio di Formula 1. Una F1 sempre più diffusa e attrattiva è un ottimo veicolo, un Superbowl itinerante che può piacere o meno, ma che di fatto rappresenta l’esigenza di un pubblico più giovane a discapito di quello maturo radicato sulle tradizioni. Lo confermano i dati sull’affluenza e l’interesse suscitato dall’evento, al di là dell’effetto sportivo.
Bernie Ecclestone ha creato uno straordinario prodotto che gli “americani” hanno saputo adeguare e adattare ai mercati sempre più esigenti. Ciò che importa oggi è che la gente, oltre alla gara, si sia divertita, questo serve ad allargare i mercati di riferimento andando a toccare nuovi potenziali clienti. Ci sono stati anni in cui la F1 dichiarava espressamente che avrebbe corso anche senza pubblico, perché l’interesse era principalmente mediatico mentre il biglietto è un diritto esclusivo del Promotore (Il circuito). Ora stiamo andando verso un’altra direzione: l’interazione con un pubblico possibilmente qualificato.
Se fino ad oggi ho pensato che Singapore fosse il top delle opportunità per chi vuole vivere una esperienza straordinaria, ora posso affermare e confermare che Las Vegas si è dimostrata una scelta intelligente, soprattutto per le peculiarità di una città che si connota per il gioco, il divertimento, la scommessa. Potrei scommettere che il volume turistico della città sarà maggiore nei prossimi anni grazie all’evento a carattere mondiale vissuto nel weekend.
Nel nostro Paese non possiamo né dobbiamo rimanere indietro. Credo che i nostri Promoter debbano fare le opportune considerazioni, osservare e apprendere gli spunti offerti dagli altri circuiti, analizzare a fondo il percorso che Liberty Media sta intraprendendo per ampliare il proprio target e non rimanere autoreferenziali. Vi confermo che chi ha acquistato un biglietto o un pacchetto più strutturato sulla nostra piattaforma e seguito l’evento dagli spalti o dalle hospitality ha apprezzato la spettacolarità dell’evento che va oltre il gesto sportivo.
Comprendo il malumore dei puristi, ma il cambio di passo è e sarà inevitabile, voluto da una proprietà che ha una visione worldwide anziché local e soprattutto vede in prospettiva. Non ci manca nulla: creatività e ingegno ne abbiamo in abbondanza, forse serve una dose di maggior coraggio.
Roberto Bianchi #allsportexperience