Due notizie in questo 22 agosto bollente: in comune l’Italia, anche se per motivi diversi. Il presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani indagato per aver omesso di comunicare emolumenti percepiti da diversi enti, aggirando così, secondo l’accusa, il tetto annuale di 240mila euro previsto per i manager pubblici. E la scomparsa di Toto Cutugno, per tutti “l’italiano vero”. Ma iniziamo dalla notizia che riguarda i motori. Secondo il sostituto procuratore Carlo Villani, tra il 2017 e il 2020 Angelo Sticchi Damiani non avrebbe dichiarato alla segreteria dell’Ente da lui presieduto centinaia di migliaia di euro. Da qui l’accusa di falso in atto pubblico. Nel 2017, secondo le accuse, avrebbe dichiarato 246.696 euro a fronte di una retribuzione che si aggirerebbe attorno ai 665mila euro, considerando anche le cifre ricevute grazie all’incarico come consigliere del CONI e come presidente del CdA di Sara Vita Spa (un’azienda che l’ACI controlla all’80%). Nel 2018 avrebbe omesso di dichiarare circa 443mila euro. Nel 2019, avendo ricoperto ruoli anche all’interno dell’Inarcassa, la cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri e architetti liberi professionisti, avrebbe guadagnato un milione e mezzo di euro, cifra simile a quella che avrebbe percepito nel 2020.
Accuse pesanti, anche se ancora tutte da provare, da far tremare i polsi, per i ruoli ricoperti da Sticchi Damiani nel motorsport, presidente ACI, vicepresidente FIA, vicepresidente onorario del World Motor Sport Council. E poi, quando si conosce bene una persona, se viene indagata si resta come storditi e la prima reazione sarebbe prendere il telefono non per avere un’intervista ma per sapere semplicemente come sta. A chi scrive non sono mai interessati scoop e scandali, lo sapete: quello che conta adesso è arrivare a un chiarimento, lasciare che la giustizia faccia il suo corso, come si usa dire.
Quello che a me – come giornalista che si occupa da sempre di motori e come essere umano – fa venire i brividi è che la bomba scoppi alla vigilia del GP d’Italia, a una settimana esatta dalla conferenza stampa di presentazione del GP. La notizia è un pugno in piena faccia e nello stomaco proprio a Monza, all’Autodromo e al nostro Paese. Sappiamo dei lavori di ammodernamento a pista e strutture richiesti da Liberty Media per il rinnovo del contratto. Sappiamo dei problemi finanziari, delle richieste al Governo per salvare il GP d’Italia. Quasi scontato pensare che il GP sia (o fosse) l’occasione ideale per incontrarsi attorno a un tavolo e fare il punto. Ma, allo stato attuale, l’indagine getta un’ombra sull’unico referente per le trattative, il presidente dell’ACI. Massima carica del motorsport italiano. Siamo messi davvero male in questa Italia. Forse sarebbe meglio andare a vivere in campagna, come cantava l’italiano vero… Fa rabbia, una gran rabbia, che a livello internazionale riusciamo sempre a fare brutte figure, per di più alla vigilia di grandi eventi che dovrebbero darci lustro. Adesso non resta che attendere. Da parte nostra senza permetterci di giudicare né tantomeno emettere sentenze. A tutti gli stranieri che come sempre ci punteranno il dito contro, oggi più che mai sarebbe il caso di dire “Lasciatemi cantare perché ne sono fiero, Sono un italiano, un italiano vero“. Lasciateci cantare, in questa Italia bollente. Lasciateci sperare che tutto sarà chiarito e che Monza – e anche Imola – non finiscano a tappeto, trascinate da una valanga giudiziaria. Per il bene di tutti gli italiani che sono normali, che lavorano, che risparmiano un anno per andare a un GP, che credono ancora nello sport. E, nonostante tutto, seppur a fatica, anche nell’Italia, che abbiamo volutamente scelto di mettere come foto d’apertura.
Barbara Premoli