La F1 non metterà il bavaglio ai piloti: a dirlo il CEO Stefano Domenicali. Negli ultimi tempi piloti e team boss hanno parlato delle nuove linee guida del presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem contro dichiarazioni e gesti politici. “Abbiamo supportato l’iniziativa We Race As One, ma sembra che adesso si stiano allontanando da certe iniziative“, ha detto il pilota della Williams Alex Albon. “Chiaramente ci serve chiarezza da parte della FIA su quello che cercano di dirci, perché dobbiamo poter parlare liberamente“. Il boss Red Bull Christian Horner concorda con Ben Sulayem sul fatto che la F1 non dovrebbe essere usata come uno strumento politico, ma ha aggiunto: “Di certo non vogliamo un gruppo di robot che guidano le macchine senza opinioni su niente“.
La questione si sta amplificando per le tensioni tra FIA, piloti e la F1 di proprietà di Liberty Media, ma Domenicali ridimensiona la cosa: “La F1 non metterà mai il bavaglio a nessuno“, ha detto al Guardian. “Tutti hanno diritto di parlare quindi avere la piattaforma per dire quello che vogliono è la cosa migliore. Come sport non cambieremo quell’approccio“. Stefano ha poi detto che incontrerà la Grand Prix Drivers’ Association per discutere la questione, ma anche per spingere la FIA a chiarire la sua nuova posizione in materia: “Stiamo parlando di un regolamento e il legislatore è la FIA. Credo che chiariranno ciò che è stato detto in termini di rispettare alcuni posti dove non è possibile farlo“. Quindi se in Arabia Saudita – tanto per citare un Paese a caso – i diritti LGBT non vengono riconosciuti, i piloti non potranno esprimersi contro l’omofobia: una cosa del genere per noi non è libertà di espressione, ma comunque un bavaglio, a intermittenza. E, se si vuole puntare gli obiettivi su un problema, non c’è posto migliore per farlo se non proprio dove un diritto è negato e, per esempio, l’omosessualità è punita con la reclusione, con punizioni corporali eseguite in pubblico fino, nei casi più gravi, alla pena di morte.