Max Verstappen conquista anche il Messico e, con la 14° vittoria in una stagione, entra negli annali della F1, battendo il record di 13 successi di Michael Schumacher (2004) e Sebastian Vettel (2013), eguagliato la scorsa settimana ad Austin. Sul podio con lui un grande Lewis Hamilton e il padrone di casa Sergio Perez, al termine di 71 giri tiratissimi e in cui le scelte pneumatici sono state determinanti.
Con una strategia soft-medium, Verstappen ha tagliato il traguardo con 15 secondi su Hamilton, che ha continuato a chiedere via radio al team perché al pitstop la Mercedes gli avesse montato le hard. Perez ha tentato in ogni modo di passare il sette volte campione ma si è dovuto accontentare del terzo posto (il settimo doppio podio della stagione per la Red Bull), con George Russell quarto, che come Hamilton ha criticato la strategia del team (lui avrebbe voluto allungare lo stint sulle medie e poi montare le soft per la parte finale), che si è almeno tolto la soddisfazione del giro veloce, dopo essersi fermato a montare le soft a due giri dalla fine.
Da dimenticare la gara – e il weekend – della Ferrari, con Carlos Sainz e Charles Leclerc praticamente inesistenti, che hanno chiuso in 4° e 5° posizione ma a un minuto da Verstappen e a oltre 40 secondi dalla Mercedes. Un calo che mette a rischio il secondo posto nella classifica Costruttori, importante non solo per lustro ma per i soldi che porta. Settima la McLaren di Daniel Ricciardo, che abbiamo finalmente rivisto in forma e brillante, anche grazie alle soft, e che è riuscito a mantenere la posizione nonostante la penalità di 10 secondi per un contatto con Yuki Tsunoda. Ottavo Esteban Ocon, mentre è andata male al compagno di squadra Fernando Alonso, che non è riuscito a trattenere la rabbia e la delusione. A chiudere la zona punti la McLaren di Lando Norris e l’Alfa Romeo di Valtteri Bottas.
Undicesima l’AlphaTauri di Pierre Gasly, ormai abbonato alle penalità, oggi 5 secondi per aver spinto fuori pista l’Aston Martin di Lance Stroll, seguito dalla Williams di Alex Albon, dall’Alfa Romeo di Zhou Guanyu, dalle Aston Martin di Sebastian Vettel e Stroll e dalle Haas di Mick Schumacher e Kevin Magnussen. Ultima la Williams di Nicholas Latifi, con due ritiri, quello come detto di Alonso e quello di Tsunoda, in seguito alla collisione con Ricciardo.
Barbara Premoli