Pierre Gasly è stato durissimo, dicendo di aver temuto per la sua vita al via del GP del Giappone dopo l’uso definito “inaccettabile” di un trattore in pista, un pericolo e una mancanza di rispetto per Jules Bianchi e la sua famiglia. Ma la FIA l’ha comunque penalizzato per la velocità sotto bandiere rosse, dandogli 20 secondi e due punti sulla licenza. Dopo la partenza caotica e con diversi incidenti sotto la pioggia torrenziale, è stato mandato in pista un mezzo per recuperare la Ferrari di Carlos Sainz alla curva 12. La maggior parte delle macchine ha superato il trattore a bassa velocità dietro la safety car ma Gasly, che era partito dalla pitlane ed era distante dal gruppo, stava andando velocemente con pochissima visibilità. “Cosa ci fa questo trattore in pista?”, ha gridato alla radio. “Ci sono passato vicino, è inaccettabile. Ricordate cosa è successo. Non posso crederci! Non vogliamo vedere mai più un trattore in pista“.
L’abbiamo pensato tutti quando l’abbiamo visto: esattamente 8 anni fa, il 5 ottobre, Bianchi finì contro un trattore in condizioni meteo simili proprio a Suzuka e se ne andò il 17 luglio 2015 in seguito ai danni riportati quel maledetto giorno. Il papà di Jules, Philippe, ha subito espresso la sua rabbia sui social, dicendo che “non c’è rispetto per la vita del pilota, nessun rispetto per il ricordo di Jules“.
Gasly ha detto a Sky Sports F1 di essere fortunato a essere vivo: “Abbiamo già perso Jules, abbiamo perso tutti un ragazzo incredibile, un pilota incredibile, per i motivi che tutti conosciamo, Otto anni fa, sulla stessa pista, nelle stesse condizioni, con un trattore. E oggi perché vediamo un trattore, non solo nella ghiaia, ma in pista, mentre stiamo ancora girando? Non capisco. Ovviamente ho avuto paura. Se avessi perso la macchina come era successo a Carlos il giro prima, indipendentemente dalla velocità, 200 o 100 km/h, sarei morto, semplice. Non capisco. E’ una mancanza di rispetto per Jules e la sua famiglia. Tutti noi rischiamo la vita in pista, facciamo il più bel lavoro del mondo ma chiediamo almeno di essere al sicuro, è già abbastanza pericoloso. Oggi non era necessario. Potevano aspettare un minuto in più per tornare nella pit-lane e poi facevano uscire i trattori in pista. Sono estremamente felice di essere qui e di poter chiamare la mia famiglia e le persone care. Sono passato a due metri da quel mezzo e se fossi stato due metri più a sinistra sarei morto“.
La FIA ha confermato di aver aperto un’indagine sull’accaduto. E il pilota francese non è stato l’unico a protestare per la presenza del veicolo in pista: “E‘ il momento peggiore dello sport da anni“, ha detto Sergio Perez. “Quello che è successo oggi mi fa arrabbiare. Spero non si ripeta più questa situazione. Abbiamo visto cosa è successi qui pochi anni fa con il nostro amico Jules e non mi interessa quale sia il motivo. Non dovrebbe succedere mai più, in nessuna categoria“.
Sulla stessa linea Sebastian Vettel: “Probabilmente non è abbastanza quello che è successo qui, Come molte cose, dobbiamo capire e trarne insegnamento perché oggi siamo stati fortunati“. “Come è successo?”, ha twittato Lando Norris. “Abbiamo perso una vita in questa situazione anni fa. Rischiamo le nostre vite, specie in condizioni del genere. Vogliamo correre. Ma questo è inaccettabile“.
Il presidente della Grand Prix Drivers’ Association Alex Wurz ha aggiunto: “Penso che non si debba discutere di un trattore in pista. Saremo brevi: non deve succedere, punto!“. “Abbiamo perso Jules Bianchi qui 8 anni fa e questo non dovrebbe più succedere“, ha detto il team boss Red Bull Christian Horner. “Deve esserci un’indagine approfondita sul perché ci fosse quel mezzo di recupero in pista. Checo ce l’ha detto e ovviamente in quelle condizioni orribili quando la visibilità è zero è estremamente pericoloso. La Virtual Safety Car è stata creata proprio per quel motivo. Deve esserci una vera indagine perché ovviamente quel trattore non doveva essere lì“. Duro anche il commento di Carlos Sainz: “Anche dietro la Safety Car, andiamo a 100, 150 km/h e anche a quelle velocità non vediamo niente. Quindi se un pilota decide di uscire un po’ dalla traiettoria, ha un leggero aquaplaning, tocca un pulsante sul volante ed esce un po’ dalla linea e finisce contro un trattore è finita, no? Non capisco ancora perché si rischi così, non ha senso. Metti le bandiere rosse, quindi perché rischiare?”. Completamente d’accordo anche Jenson Button: “Sono sulla stessa linea di Pierre e di tutti i piloti, non dovrebbe mai esserci un trattore in circuito in queste condizioni“.
Tutti d’accordo, quindi. Ma ci piacerebbe che i piloti e i team boss prendessero posizione anche per altre cose: perché a Suzuka, dopo il giro di formazione, non hanno preteso di sospendere la partenza per rientrare ai box e montare tutti le full wet? Il punto, secondo noi, è che nel paddock c’è tutto tranne che vera compattezza e spirito di gruppo. Siamo rimasti basiti quando abbiamo letto il comunicato post-gara della Scuderia AlphaTauri: non un cenno a quanto accaduto al loro pilota, nemmeno alla penalità. Paura dei poteri forti? Di rischiare di mettersi in cattiva luce con gli sponsor? O di parlar male della Honda nella gara di casa? Questo ci fa scattare la carogna: l’assoluta mancanza di rispetto e di coerenza. I piloti evidentemente hanno coraggio da vendere per correre a 300 all’ora in qualunque condizione, ma non per scendere dalla macchina e mandare tutti a stendere o pretendere che i comunicati stampa riportino le loro vere dichiarazioni, quando hanno qualcosa di importante da dire. L’Halo non basta, servono il buon senso e il rispetto delle regole. Serve che la FIA torni a essere la FIA, che il presidente non posti solo un’immagine di Verstappen campione, ma prenda una posizione forte contro errori evidenti sotto gli occhi di tutti.
Barbara Premoli