Come tutti i giovedì, i protagonisti della F1 iniziano la lenta marcia di avvicinamento all’azione in pista. A Monza l’atmosfera è come sempre speciale – siamo di parte, ovvio, è la gara di casa, no? Ma varcare i cancelli e passare per la prima volta il pass è stato più speciale del solito, perché l’ultima volta era accaduto nel 2019. Poi la pandemia. Oggi è stato come salire sulla macchina del tempo, ringiovanire e risentirsi “normali”. Rivedere gli amici che in questi anni avevamo solo sentito e con cui ci si scriveva, ma non è la stessa cosa. Ricevere un abbraccio fortissimo dall’amico campione, sentire le sue parole all’orecchio e avere la conferma che quando ci si vuole bene è per sempre, che non siamo cambiati. Però siamo cresciuti tutti: ragazzini diventati uomini, i tratti del volto cambiati, le new entry che sembrano poco più che adolescenti. Sarà poco professionale, ma chissenefrega del sequestro, dissequestro, ri-sequestro, ri-dissequestro. Oggi non siamo nemmeno andati ad assistere alla rimozione dei sigilli alla Fan Zone. L’importante è che finalmente domani gli appassionati tornino a Monza (e speriamo che il prossimo anno possano vivere anche il giovedì). Se ci fossero stati oggi avrebbero potuto vivere anche un anticipo di quello cui assisteremo domenica: le prove del sorvolo dell’Airbus A350 Enzo Ferrari di ITA Airways con due jet delle Frecce Tricolori. Ci siamo ritrovati tutti a guardare in su, ad aspettare che tornassero, adulti con un entusiasmo da bambini. Perché probabilmente è proprio di questo che abbiamo bisogno: scrollarci di dosso pensieri, politica e questioni burocratiche e immergerci in quello che dev’essere qualunque GP e quello d’Italia più che mai: sport, spettacolo e sogno. La vita reale e i problemi restano, ma adesso è tempo di vivere il weekend, di volare alto. Al resto ci si penserà poi.
Barbara Premoli