Non bisognerebbe mai mostrare le proprie debolezze in pubblico. Pochi capirebbero, molti ne ricaverebbero solo gioia. Gioia atta a mascherare propri limiti mentali o problemi personali. Lo abbiamo visto sui social da domenica, dopo che Lewis Hamilton, a fine gara, quasi non riusciva a uscire dall’abitacolo della sua Mercedes che in questo 2022 sembra più un vibratore per pratiche intime che una monoposto di F1.
Sarà l’età rispetto a Russell, o la posizione di guida, ma Lewis soffre tremendamente molto di più il porpoising della sua auto rispetto al giovane compagno. Già a Montecarlo alla ripartenza lo avevamo visto aiutato a risalire in abitacolo. Domenica al termine della corsa era proprio a pezzi. Come da lui stesso dichiarato non si tratta solo di spasmi muscolari, ma anche di dolori scheletrici. Non una situazione piacevole per chi deve farsi quasi due ore a 300 km/h. Purtroppo però come dicevamo, sui social se ne sono lette di ogni. Da “Ecco visto che vinceva solo perché aveva la macchina”, a “coi soldi che prende si lamenta pure di avere male”, al fatto che stia fingendo per giustificare un inizio di stagione sicuramente non all’altezza della sua caratura. Tanto per dirne alcune. Pensieri veramente stupidi. Non si può nemmeno più purtroppo soffrire o permettersi di avere male.
Era già successo in passato che un pilota abbia dovuto chiudere la carriera per dolori alla schiena. Non uno qualsiasi. Alan Jones, campione del mondo 1980, si ritrovò con la schiena a pezzi, distrutta, dopo che la Williams bloccava le sospensioni della vettura per far lavorare meglio l’effetto suolo ed evitare il porpoising. Si proprio lui, il famigerato porpoising che in molti hanno conosciuto solo quest’anno ma che in realtà era un compagno di avventura di molti piloti nelle epoche passate tra effetto suolo e fondo piatto. Non risulta che Reutemann o Regazzoni, compagni di Alan in quegli anni, soffrissero come l’australiano. Questo per dire che ogni fisico ha le sue particolarità. Ed è quello che potrebbe fare la differenza tra Lewis e Russell. Nessuno però ha mai pensato che Alan Jones facesse finta o altro. Veramente una deriva pessima alimentata dai social.
La Mercedes dal canto suo si trova, unica scuderia in griglia, ad avere problemi così profondi e strutturali di porpoising. Usarlo come scusa per innescare un cambio regolamentare sembra essere una forzatura. Basterebbe modificare gli assetti, ma il costo da pagare ricadrebbe sulla prestazione in pista. Una monoposto nata male, non più figlia della linea dinastica impostata dal nostro Aldo Costa. Una prima parte di stagione salvata da un Russell in grande forma e dalla mancanza di competitors validi in zona terzo posto Costruttori. Può permettersi la Casa tedesca di rischiare la salute del proprio campione del mondo a ogni gara? Da qui a novembre la stagione è ancora lunghissima. Lewis sui social tende a minimizzare la cosa e a gettare acqua sul fuoco.
Canadian GP this weekend. 😍 And Lewis is going to be there! 🙏 pic.twitter.com/6Wv475SbZl
— Mercedes-AMG PETRONAS F1 Team (@MercedesAMGF1) June 13, 2022
E’ una F1 fisica che per i più giovani potrebbe essere nuova, abituati a piloti che scendevano dalle auto ancora in forma ma, a chi ha qualche gara sulle spalle, certe scene viste quest’anno hanno riportato alla memoria ricordi di corse passate.
Riccardo Turcato