Un mese dopo la 24 Ore Le Mans, conquistata dallo Yoshimura SERT Motul complice l’impianto frenante Brembo, il Circuit Bugatti ospita la MotoGP: i tempi sul giro sono 5 secondi inferiori a quelli del Mondiale Endurance ma la durata della gara è di poco più di 110 km. Secondo i tecnici Brembo che lavorano a stretto contatto con il 100 per cento dei piloti del Mondiale MotoGP, questa pista rientra tra i circuiti impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 6 si è meritato un indice di difficoltà di 4, il valore più alto di questa prima parte di campionato insieme a Jerez. Per scongiurare il rischio che i dischi non raggiungano la temperatura ideale, molti piloti potrebbero adottare dischi con fascia frenante bassa, ma sempre in carbonio, diventata la norma anche in caso di pioggia.
Brembo mette a disposizione dei team un’ampia gamma di dischi freno: ogni pilota della MotoGP può scegliere tra sei geometrie di disco e per ciascuna sono disponibili due diverse mescole di carbonio e due diverse geometrie denominate High Mass (a fascia alta) e Standard Mass (a fascia bassa) che, combinate con i diversi diametri disponibili ( i piloti possono optare tra tre diversi diametri: 320 mm, 340 mm e 355 mm) determina un totale di dodici possibili soluzioni a disposizione.
Come è evidente, le moto stradali e anche quelle impegnate nei track day non impiegano dischi in carbonio. Ma ciò non significa che l’esperienza in MotoGP non abbia generato positive ricadute sulla produzione di serie. Lo dimostra il disco T-Drive contraddistinto da fascia frenante in acciaio e campana in alluminio ricavata dal pieno. Il sistema T-Drive è così chiamato per gli otto perni a T ricavati sul disco che insieme ad altrettante sagome sulla campana consente l’eliminazione dei nottolini di trascinamento. Grazie a esso si manifesta sia la flottanza assiale che quella radiale, aumentando la resistenza agli stress termo meccanici e la coppia frenante trasmessa. Scopri le varianti di dischi sportivi per le moto più diffuse.
In ogni giro del circuito di Le Mans i piloti usano i freni 9 volte per un totale di 31 secondi e mezzo, un valore non da poco considerando che si tratta della terza pista più corta del Mondiale. Sulla pista di Termas de Rio Hondo, che pure è più lunga di 600 metri, i freni sono usati oltre un secondo in meno. I piloti della MotoGP non affrontano al Circuit Bugatti più di due curve consecutive senza attaccarsi ai freni e ciò ne ostacola il raffreddamento. Malgrado la mancanza di decelerazioni nell’ordine dei 200 km/h, in 5 frenate l’impianto è in funzione per oltre 4 secondi. Alto è anche il carico complessivo sulla leva del freno esercitato da ciascun pilota dalla partenza all’arrivo: 9 quintali.
Delle 9 frenate del circuito di Le Mans 2 sono classificate come impegnative per i freni, 3 sono di media difficoltà e le restanti 4 poco scarsamente impegnative. La staccata più dura per la MotoGP è alla nona curva: le moto passano da 301 km/h a 105 km/h grazie ad un’azione sui freni di 4,5 secondi mentre la pressione del liquido freni arriva a 12,2 bar. I piloti esercitano un carico di 5,7 kg sulla leva del freno, subiscono una decelerazione di 1,5 g e nel frattempo percorrono 231 metri.
E nei videogiochi?
Per affrontare la Curva 9 del Circuit Bugatti nel videogioco MotoGP bastano pochi accorgimenti: sul rettilineo ci si sposta progressivamente verso destra e ancora prima di inserire la sesta marcia si azionano i freni, a metà strada tra il primo cartellone pubblicitario sulla destra e il secondo, all’incirca in corrispettiva di una striscia di cemento a bordo pista, al posto dell’erba. Scalate le marce ci si sposta a sinistra ma senza chiudere troppo la traiettoria, essendo la curva successiva destrorsa.