Ayrton… Oggi è domenica, esattamente come 28 anni fa, e io continuo a non avere ricordi di quel maledetto pomeriggio… tutto cancellato, come non l’avessi mai vissuto. Come se ancora oggi, per 28 anni, non voglia accettare quello che è successo quel pomeriggio a Imola. Temo, penso, che non cambierà mai. Io Ayrton l’ho sentito e ritrovato quando sono stata a San Paolo, prima tappa in assoluto, prima di andare al centro media a ritirare il pass e in circuito, e gli ho portato quella stella di Natale bianca, andando dritta verso di lui, pur non sapendo dove fosse esattamente in mezzo a tutto quel verde. Leggi quella targa, lo senti, ma sono solo lettere. Ayrton ti chiama, ti attira a sé come una calamita, in un legame indissolubile. Ayrton sono i ricordi di Michele e del viaggio in aereo per riportarlo a casa, l’emozione e le lacrime. Ayrton Senna sono i murales, i bambini con la sua maglietta e il suo cappellino, le immagini della folla smisurata, sono libri, mostre fotografiche meravigliose, la sua voce e i suoi occhi. Ayrton è quello che vive, non quella – secondo me – orribile statua a Imola, che di lui non ha niente, ma che è sempre meta di un un continuo pellegrinaggio da parte di chi ama le corse e la F1.
Ayrton è quello che ha scritto ieri su Instagram l’amico Matteo Orsi, figlio del grande fotografo Angelo Orsi, amico vero di Ayrton: “A pensarci adesso non mi vengono gli occhi lucidi ma solo una solenne incazzatura. Per quel lavoro dilettantistico fatto per ridurre la sezione di quel maledetto piantone dello sterzo. Per quella sospensione che ha fatto il resto. Mi incazzo ogni anno. Ogni 1 maggio. Da 28 anni. Infine due parole sulla foto che vedete qui e che avevo già postato… Ho un legame profondo con questa foto che avevo in camera quando vivevo a Bologna. La mano di mio papà ad Ayrton l’avrei voluta vedere quel giorno a Imola…”. Leggetelo per intero questo post su Instagram, ne vale la pena. Quella mano avremmo voluto vederla tutti. Non ho dubbi, quella mano, quell’immagine, la ricorderei. Come quel giro unico a Monaco 1988: “Suddenly I realized that I was no longer driving the car consciously. I was driving it by a kind of instinct, only I was in a different dimension”. E in quella dimensione portò anche noi. Io non ne sono più uscita.
Barbara Premoli
On this May 1st, Cristo Redentor is illuminated in honor of the 28th anniversary of Ayrton Senna’s legacy.#SennaSempre pic.twitter.com/SOrmi8RqR5
— Ayrton Senna (@ayrtonsenna) May 1, 2022