Gabriele d’Annunzio e la Velocità – di Francesco Nuvolari – Grimaldi Editore, 2020 – Testo: italiano – Copertina: brossura – Pagine: 216 – Foto: 100 col e b/n – Formato: cm 21×29 – Prezzo: 33.25 euro
Ci fu un tempo in cui gli esseri umani (donne e uomini) non avevano paura di morire, anzi, affrontarono spesso la morte con il sorriso, beffardo, di chi credeva di essere immortale. E molti di questi erano italiani, figli di una piccola nazione, ma che divenne in pochi anni incredibilmente grande agli occhi del mondo. Era l’Italia che stupiva, affascinava, che si faceva amare per le sue imprese e per le sue invenzioni. E Gabriele d’Annunzio era uno dei suoi figli. Il mondo cambiava velocemente, il progresso sembrava inarrestabile, viverlo da protagonisti era la parola d’ordine, viverlo per non subirlo. In tutti i settori però l’Italia si trovò impreparata, inadatta a ricoprire un ruolo di primo piano nello scacchiere internazionale. Impreparata ma non sconfitta, e accettò la sfida.
L’aria, la terra e il mare, mondi sconosciuti da percorrere, attraversare, superare, ma non c’erano industrie, non c’era una moderna classe dirigente, e non c’era una cultura dinamica e intraprendente, c’era solo un profondo senso di smarrimento e d’inadeguatezza nei confronti di un grande passato solo in parte riscoperto. Eppure, da quella condizione, nel giro di pochi anni l’Italia si risvegliò dal lungo sonno e con lei si risvegliarono molti dei suoi figli per sfidare l’aria, la terra e il mare. Le industrie iniziarono a produrre aerei, auto, navi e per ogni settore si realizzarono imprese mai tentate prima da nazioni più potenti e industrializzate.
Se d’Annunzio fu il cantore di tutto questo, molti altri furono i veri protagonisti che stupirono il mondo, oggi inspiegabilmente dimenticati. Ricordare un’epoca per ricordare attraverso gli occhi del Vate quelle donne, quegli uomini e le loro imprese è quello che ho tentato di fare scrivendo questo libro. Cancellare il loro ricordo significherebbe cancellare il lavoro di migliaia di italiani che umilmente fecero il loro dovere, perdendo spesso la vita. Per gli italiani di fine Ottocento e dei primi decenni del nuovo secolo il nostro passato non fu un peso ingombrante ma pura energia che li portò a scrivere, con le loro gesta, nuove pagine di Storia. Era anche l’Italia dei primati legati alla velocità, di cui d’Annunzio fu uno dei più famosi interpreti.