Oltre che per il cambio dei regolamenti, la stagione 2022 della F1 è destinata a passare alla storia per l’esordio del primo pilota cinese. Essendo uno dei due titolari di Alfa Romeo F1 Team Orlen, Guanyu Zhou riuscirà nell’impresa mancata dai connazionali Qing Hua Ma e Adderly Fong: il primo fu terzo pilota di HRT e Caterham per 5 GP tra il 2012 e il 2013 mentre il secondo rivestì questo ruolo al GP Abu Dhabi 2014 per la Sauber, senza però avere la possibilità di disputare qualifiche e gara.
Zhou si avvarrà di un impianto frenante interamente Brembo composto da pinze in alluminio-litio a sei pistoni, dischi in carbonio da 330 mm di diametro e 32 mm di spessore e pastiglie in carbonio di diversa mescola. Peraltro già negli anni vissuti in Formula 2 Zhou si è servito delle pinze Brembo a sei pistoni. Grazie a Guanyu Zhou anche il Paese più popolato al mondo avrà finalmente un proprio rappresentante in F1: con la Cina saliranno a 39 le nazioni che hanno schierato almeno un pilota al via di un Gran Premio di Formula 1. Ma se diverse erano presenti fin dal GP inaugurale del Mondiale, il GP Gran Bretagna 1950, molte si sono aggiunte con il passare delle stagioni.
LA PRIMA GARA: DALLA GB ALL’ITALIA, LE 9 APRIPISTA
Alla prima gara, il 13 maggio 1950 al circuito di Silverstone, presero parte 23 piloti su 21 monoposto perché un paio si alternarono al volante: due soli gli italiani ma monopolizzarono le prime due posizioni, con Nino Farina vincitore davanti a Luigi Fagioli, entrambi con le Alfa Romeo. Ben undici gli inglesi, capitanati da Reg Parnell, terzo all’arrivo, anch’egli con l’invincibile 158.
Quattro i francesi, due dei quali a punti: Yves Giraud-Cabantous quarto e Louis Rosier quinto con le Talbot Lago, seppur distanziati di due giri dall’Alfa Romeo. E ancora un belga (Johnny Claes 11° a 6 giri), un argentino che sarebbero diventato leggendario (Juan Manuel Fangio ritirato), un irlandese (Joe Kelly non classificato), un thailandese (Prince Bira ritirato), uno svizzero (Emmanuel De Graffenried ritirato) e un monegasco (Louis Chiron ritirato). In totale furono quindi 9 le nazioni rappresentate al GP inaugurale del Mondiale.
IL PRIMO BIENNIO: I COLOSSI GERMANIA, BRASILE E SPAGNA
Alla gara seguente, il GP Monaco, esordirono gli Usa con Harry Schell con la Cooper motorizzata Jap: 20° in qualifica, si ritirò nel corso del primo giro per un incidente che costrinse allo stop la bellezza di nove vetture. Nell’ultima gara dell’anno, il GP Italia, fu la volta della Germania: ai comandi della Maserati, Paul Pietsch fu fermato dal motore L4c dopo pochi metri.
Negli ultimi due appuntamenti del campionato 1951 invece debuttarono un brasiliano e uno spagnolo. A Monza Chico Landi riuscì a completare con la Ferrari un solo giro prima di essere fermato da un guasto alla trasmissione. Francisco Godia-Sales riuscì invece a portare a termine la gara di casa, il GP Spagna a Pedralbes, con la Maserati, anche se distanziato di addirittura 10 giri dal vincitore.
GLI ANNI 50: DALL’OCEANIA AL RESTO D’EUROPA
Nel 1952 debuttarono tre nazioni: l’Australia al GP Belgio con Tony Gaze che chiuse al 15° posto con la HWM 51 Alta, a 6 giri dal vincitore, ma all’epoca la pista di Spa-Francorchamps era lunga 14,12 km. In Gran Bretagna toccò all’Uruguay con Eitel Cantoni, ritirato per un’avaria ai freni mentre al GP Paesi Bassi parteciparono i beniamini di casa Dries Van der Lof e Jan Flinterman, entrambi non classificati.
Nel GP Italia 1956 fu la volta della Svezia con Jo Bonnier, fermato all’ottavo giro dal motore. Tre anni dopo nel Principato di Monaco si presentò il neozelandese Bruce McLaren con la Cooper Climax e bagnò il suo inizio con i due punti del quinto posto. In estate in Portogallo scese in pista il lusitano Mario Araujo De Cabral con la Cooper Maserati e seppur distanziato di 6 giri si piazzò al decimo posto.
GLI ANNI 60: AFRICA, AMERICA LATINA E AUSTRIA
Nel GP Argentina 1960 arrivò il turno del Venezuela con Ettore Chimeri che però alzò bandiera bianca dopo 23 giri perché troppo stanco per continuare a guidare. Un anno dopo in Gran Bretagna debuttò il SudAfrica con Tony Maggs, 13° con la Lotus Climax. Sempre nel 1961 ma a Monza esordì il messicano Ricardo Rodriguez: secondo in qualifica si fermò al 14° giro per un guaio alla pompa della benzina.
Nella gara successiva, negli Usa, comparve il primo canadese: Peter Ryan fu 9° con la Lotus Climax. Il 1961 fu anche l’anno di fondazione di Brembo a pochi passi da Bergamo per iniziativa di Emilio Bombassei. Invece nell’ultima gara del 1962, in SudAfrica, esordirono due rhodesiani: John Love fu 8° con la Cooper Climax, mentre Mike Harris si dovette ritirare per problemi allo sterzo, lo stesso problema che fermò nel GP casalingo del 1964 la Brabham dell’austriaco Jochen Rindt.
GLI ANNI 70: I PICCOLI D’EUROPA E IL GIAPPONE
Ancora oggi Rikky Von Opel è l’unico pilota del Liechtenstein ad aver corso in Formula 1: la sua prima gara fu il GP Francia 1973 con la Ensign conclusa al 15° posto. Decisamente più numerosa la partecipazione finlandese, avviata al GP Svezia 1974 da Leo Kinnunen con la Surtees Ford ma fermato da un malfunzionamento elettrico al nono giro. La Danimarca ha invece dovuto attendere il GP SudAfrica 1974: la Iso-Marlboro di Tom Belso fu ultima in qualifica e in gara si arrestò subito per problemi alla frizione.
Nel 1975 Brembo esordì in Formula 1 con una piccola fornitura di dischi in ghisa per la Scuderia Ferrari che conquistò subito il titolo iridato con Niki Lauda. Complice la prima edizione della gara al Fuji gareggiarono tre nipponici: Noritake Takahara fu 9° con la Surtees, Masahiro Hasemi 11° con la Kojima mentre Kazuyoshi Hoshino fu costretto ad accostare per un problema ad una gomma.
GLI ANNI 80: ANCORA SUDAMERICA
Nel 1981 debuttò il primo cileno: Eliseo Salazar disputò il GP San Marino con la March ma fu fermato al 39° giro dalla pressione dell’olio. Nel campionato successivo ci fu l’esordio della Colombia con Roberto Guerrero al GP Usa Ovest con la Ensign: un’uscita di pista dopo il primo terzo di gara mentre era 11° lo tolse dai giochi.
Dal 1980 al 1999 gareggiarono in Formula 1 la bellezza di 161 piloti eppure non fu necessario togliere dalla naftalina altre bandiere perché i Paesi rappresentati restarono quelli già presenti in passato. In questo ventennio si intensificò sempre più la presenza di Brembo che riuscì a conquistare anche i garagisti britannici, fino ad allora propensi ad impiegare componenti frenanti prodotti in patria.
GLI ANNI DUEMILA: ARRIVANO L’ASIA E L’EST EUROPA
A partire dal terzo millennio fecero la loro comparsa nuovi Paesi, anche se da allora non ce n’è stato più di uno per stagione. Ad iniziare la serie fu la Malesia con Alex Yoong presente al GP Italia 2001 in cui andò in testacoda rovinando la sua Minardi. L’anno dopo la stessa pista fu teatro dell’esordio del ceco Tomas Enge, che finì 12° con la Prost.
Al GP Ungheria 2003 fu l’occasione della vita per il magiaro Zsolt Baumgartner che sostituì sulla Jordan l’irlandese Ralph Firman, vittima di un terribile incidente nelle libere: il motore però lo piantò in asso a metà gara. Con un’altra Jordan al GP Australia 2005 toccò all’India con Narain Karthikeyan 15° all’arrivo. Al GP Ungheria 2006 il polacco Robert Kubica finì settimo ma fu squalificato per l’auto sottopeso.
GLI ANNI DUEMILADIECI: I GIGANTI RUSSIA E INDONESIA
Nel 2010 è entrato in gioco anche il Paese più esteso al mondo: merito di Vitaly Petrov che ha gareggiato per la prima volta in Bahrain, fermandosi dopo appena 14 giri per una sospensione a pezzi. Malgrado l’esordio tardivo la Russia è al 19° posto a pari merito con la Nuova Zelanda nella classifica delle nazioni con più GP disputati.
L’Indonesia ha invece dovuto aspettare il GP Australia 2016: Rio Haryanto fu penultimo in qualifica ma partì dietro al compagno di squadra per la penalizzazione rimediata a causa di un incidente nelle prove. Entrambi erano lontani 5 secondi e 8 decimi dalla pole ma comunque qualificati. In gara Haryanto fu invece stoppato da un inconveniente alla trasmissione dopo appena 18 giri.