Ci penso da giorni a questa data. Ma da stamattina rimugino e sono giunta a una conclusione: non ha senso ricordare il mio amico Michele Alboreto. Semplicemente perché lui per me è presenza, come sempre, da quando l’ho conosciuto la prima volta. Presenza importante, che incuteva timore, lui il pilota di F1, io una che tentava di muovere i primi passi in un mondo non difficile e ostile ma di più. Mi ha insegnato a fregarmene e ad andare avanti a testa alta, cantandole chiare a chiunque, altro che piangere o avere paura della mia ombra. “Ti richiamo e se non sei entrata nel paddock vengo a Imola e ti butto dentro io a calci!”. Il tempo vola ed è proprio in giorni come questi che purtroppo ci si rende conto che si invecchia, anche se non sembra. Io la voce di Michele l’ho sempre nelle orecchie e spesso riascolto le nostre chiacchierate di quando dovevamo fare la rubrica e poi si finiva a parlare di tutto e tutti… le mie cassette e il mio registratore, ricordi? Ma non c’è telefonata che non abbia dentro di me, consigli, risate e soprattutto sgridate.
Mic, dicono siano passati 20 anni, da cosa non si sa. Ma io non posso ricordarti, semplicemente perché si ricordano gli assenti, non le persone che sono sempre con noi. Tu ci sei, ogni giorno, in ogni istante, come papà. Ci sono sempre le foto qui sopra, ma potrei toglierle e ti vedrei comunque. Ti ho pensato più del solito ultimamente, perché con sta maledizione della pandemia il giornale va benissimo come visite (alla faccia di chi ci vuol male, come dicevi tu), ma il business non come vorrei – anche perché i soliti furbi cavalcano alla grande la tigre Covid… E allora mi è tornata in mente quella telefonata, quando volevo salvare a tutti i costi il mio sogno di allora e volevo chiamare una persona (sappiamo solo noi chi…): “Fallo se te la senti, sono sicuro che ti darà tutto quello che gli chiedi. Ma ricorda: da quel momento non sarai più libera. Sei pronta a rinunciare alla tua libertà?”. Se non l’ho fatto allora, figurati oggi! Vado avanti testarda e libera, come mi hai insegnato. E oggi non ti ricordo, perché ci sei. Tanto lo so che prima o poi il telefono suona…
Barbara