Senza la pandemia avremmo avuto Imola per due anni consecutivi? Difficile da dire, anche se si stava lavorando per riportare in calendario la pista italiana
già prima del virus che ha stravolto il mondo. Però ora Imola c’è, ed è bellissima. Come è sempre stata. Il piccolo Nurburgring, come veniva chiamata in passato, non ha deluso le attese. Pista vera. Che non perdona, con la pioggia poi ancora più critica di quanto lo sia normalmente. Quasi nessun pilota ha finito il weekend senza commettere un errore. Oldschool e bastarda come poche.
Queste due ultime gare l’hanno riabilitata. Sì, perché negli ultimi due anni in calendario, 2005 e 2006, le era stata ingiustamente data la nomea di pista noiosa dal sorpasso impossibile. Vero, da quei tempi è cambiata la parte di tracciato dalla Rivazza al Tamburello, ma l’anima è intatta. Era complicata allora come lo è oggi. Non avrà hotel a 5 stelle che si affacciano sul tracciato. Niente vie di fuga da aeroporto e il profumo della salamella e della piadina la fa da padrone sui piatti da chef stellati ma, nonostante debbano convivere tutte le realtà in questa F1, lasciateci essere orgogliosi di questa pista stupenda. Più che lamentarci dei circuiti moderni che, volenti o nolenti, devono essere in calendario, pensiamo a preservare ed elogiare quelli storici, per farli convivere assieme. Questi due ultimi campionati stravolti dalla pandemia ci hanno dimostrato che si può e si deve farlo.
Riccardo Turcato
Tricky conditions, and drama from start-to-finish 🤤
Enjoy highlights from a thrilling Emilia Romagna Grand Prix#ImolaGP 🇮🇹 #F1
— Formula 1 (@F1) April 18, 2021