Domenica scorsa tutto il mondo è rimasto con il fiato sospeso negli istanti successivi al terribile incidente che ha visto protagonista Romain Grosjean durante il GP del Bahrain. Lo schianto e il successivo incendio della monoposto della Haas guidata dal francese hanno riportato al centro dell’attenzione mediatica la questione della sicurezza di vetture e piloti. Dimostrando, fortunatamente, i grandi progressi compiuti in questo campo.
I dati della telemetria pubblicati dal team statunitense mostrano che Grosjean, dopo un contatto con l’Alpha Tauri del russo Daniil Kvyat, ha impattato contro il guardrail a una velocità di 221 km/h circa, producendo una forza di decelerazione frontale pari a 53 g e il successivo incendio della vettura. Per avere un metro di misura, basti considerare che durante la frenata più impegnativa del Mondiale, quando sulla prima variante di Monza i piloti devono pa ssare da 360 a 60 km/h in meno di 100 metri, sul conducente viene esercitata una forza di circa 6 g, mentre in fase di accelerazione e durante le curve più impegnative la forza raggiunge rispettivamente i 2 e i 4 6 g.
Uscire illesi da uno schianto di tale violenza ha fatto pensare a un intervento divino, ma dietro a quello che molte persone hanno definito un miracolo si cela anche un incredibile, continuo, attento e minuzioso lavoro di tanti tecnici e ingegneri che hanno permesso nel tempo di compiere enormi progressi nel campo dei sistemi di sicurezza in F1. Proprio la sicurezza è il centro del lavoro di Sabelt, che dal 1972 a oggi mira costantemente a migliorare le prestazioni e la sicurezza dei propri prodotti. I successi dell’azienda torinese si devono soprattutto ai grossi investimenti nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, riconosciuti da diverse scuderie, al punto che a oggi sette team di F1 – inclusa la Haas – su dieci scelgono delle cinture di sicurezza a 6 punti Sabelt.
Durante l’incidente di Grosjean sono stati coinvolti tutti gli aspetti “safety” delle cinture di sicurezza, sia quello inerente all’urto sia quello inerente le fiamme. La fibbia e i nastri hanno resistito e sono rimasti perfettamente funzionanti, con carichi di apertura ancora a norma e meccanismi di sgancio senza impuntamenti o inceppamenti.
Il fatto che il francese sia riuscito ad uscire autonomamente dalla vettura ha dimostrato quanto sia importante la sicurezza in pista e come soluzioni tecniche sviluppate in laboratorio possano fare la differenza. Ne citiamo alcune specifiche delle cinture progettate da Sabelt:
• La fibbia in alluminio: è realizzata in Ergal 7075 e progettata utilizzando il calcolo FEM con una speciale forma triangolare e lingua fissa integrata nel corpo. Le fibbie delle cinture Sabelt vengono sottoposte a 5.000 cicli di apertura e chiusura, un numero addirittura superiore ai parametri richiesti dalla FIA.
• La leva di sgancio: è sporgente ed ergonomica e consente di attivare facilmente il meccanismo di apertura anche in situazioni estremamente critiche e con scarsa visibilità. È stata progettata appositamente con una forma che “accoglie” il pollice il quale appoggia perfettamente alla leva e crea un attrito sufficiente per permetterne l’apertura rapida.
• I regolatori: anche questi ultraresistenti e in alluminio, con una forma ergonomica. In fase di test, vengono sottoposti a 1.000 cicli di microscorrimento per verificare che il nastro rimanga ben saldo resistendo alle sollecitazioni alla quale viene sottoposto in fase di gara, e ovviamente in caso di urti.
• I nastri: sono prodotti con la nuova fibra in Vectran che garantisce un peso di 44 g/m, inferiore del 35% a pari resistenza rispetto ai nastri in poliestere. Hanno anch’essi superato indenni la prova del fuoco, lavorando correttamente senza subire danni.
Sabelt dimostra quindi di saper coniugare alla perfezione la sicurezza con l’efficienza e il comfort: il peso complessivo dell’ultimo modello di cintura si è ridotto ad appena 470 grammi (solo 10 anni fa il peso delle cinture di Formula 1 era pari a circa 1 kg), e nonostante ciò è aumentata la resistenza meccanica del sistema, progettato per sopportare una forza di 60 g e un ΔV (differenza di velocità) di 67 km/h. Al contempo, la cintura presenta anche una fibbia dall’innovativa forma triangolare che ne alza il baricentro, schiacciando meno il pilota a livello del bacino e regalandogli una guida non so lo più agevole ma anche più sicura.
Le prestazioni delle cinture di sicurezza Sabelt, infine, superano le prescrizioni dettate dalla nuova norma FIA 8853/2016. Ad esempio, i cicli a fatica vengono portati a multipli rispetto al minimo richiesto. A fronte dei 5 000 imposti da regolamento, Sabelt ne esegue fino a 20.000. Lo stesso vale per il microslittamento. Se la normativa impone che non superi i 25 mm, in Sabelt non si va oltre i 5 mm. I nastri, a loro volta, a fronte di un minimo omologativo di 1500 kg, a seconda dell’applicazione, possono arrivare a 3500 kg.
Redazione MotoriNoLimits