Il ritorno della Turchia nel calendario di F1 del 2020 è qualcosa che nessuno avrebbe potuto prevedere a inizio anno, ma rappresenta un rilancio per il circuito di Istanbul Park, uno dei tracciati più amati tra quelli di nuova generazione. Il circuito venne inaugurato nel 2005 per il primo GP di Turchia e la curva 8 colpì immediatamente l’attenzione di piloti, esperti e fan. Il nome prosaico potrebbe non far accelerare il battito come altre curve nel calendario di Formula 1, come la 130R o Eau Rouge, ma questa lunga e veloce curva a sinistra con quattro punti di corda separati divenne ben presto il pezzo forte di Istanbul Park.
Ma ancora prima che assi del calibro di Michael Schumacher e Fernando Alonso affrontassero per la prima volta la curva 8, la Turchia aveva già messo alla prova alcuni dei migliori piloti del mondo. Due anni prima, nel 2003, il Paese ospitò per la prima volta una prova del Mondiale Rally. E il bello del rally è che non è necessario costruire un nuovo circuito avveniristico e nemmeno stendere un solo grammo di asfalto. Il primo Rally di Turchia si svolse su piste di sterrato roccioso intorno a Kemer vicino ad Antalya, e il fondo difficile prese alla sprovvista diversi piloti di spicco. Ci volle tutta l’esperienza di Carlos Sainz (il padre del pilota di Formula 1 Carlos Jr.) per aggirare le rocce e rivendicare quella che all’epoca costituì la sua 25° vittoria in carriera che lo portò a eguagliare il record esistente.
Nel 2010, la tappa turca del WRC si svolse molto più vicino a Istanbul, con Sebastien Loeb che ottenne la vittoria con pneumatici Pirelli. Poi la tappa sparì del tutto dal calendario. Vi ricomparve nel 2018, stavolta nella riviera turca, nella famosa località turistica di Marmaris. Tuttavia, per i piloti WRC non si trattò affatto di una vacanza. Le difficili condizioni offrirono al WRC qualcosa che mancava da un po’ di tempo: un vero rally “sfascia auto” in cui l’affidabilità si dimostrò importante quanto le prestazioni assolute. L’evento di quest’anno è stato vinto dall’attuale leader del campionato: Elfyn Evans. L’ex Pirelli Star Driver, che ora gareggia nel team Toyota, è riuscito a evitare i problemi, aggiudicandosi la terza vittoria della sua carriera a settembre. Riuscirà a tenere duro e conquistare il primo titolo della sua carriera nella prossima, e ultima, tappa del WRC a Monza?Anche le gare di Formula 1 in Turchia hanno offerto la giusta dose di azione.
La prima nel 2005 venne vinta da Kimi Raikkonen, l’unico pilota nella griglia del 2020 ad avervi preso parte. Nel 2006 il tracciato turco fu teatro della prima vittoria di Felipe Massa con la Ferrari e il brasiliano vinse il GP di Turchia per tre anni consecutivi, impresa che lo rende il pilota di maggior successo sul circuito di Istanbul Park. Nel 2009, la stessa pista vide la sesta e ultima vittoria del campionato di Jenson Button con la Brawn GP.
Gli ultimi due anni della prima presenza della Turchia nel calendario di Formula 1 furono i più memorabili. Nel 2010, i piloti Red Bull Sebastian Vettel e Mark Webber furono coinvolti in uno scontro mentre lottavano per il primo posto, evento che consegnò alla McLaren una doppietta con Lewis Hamilton che vinse una battaglia altrettanto tesa con Button. La gara del 2011 rappresentò la quarta prova del ritorno di Pirelli in Formula 1 e fu caratterizzata da un numero record di pitstop per l’epoca, ben 82, grazie alla strategia a quattro soste favorita dalla maggior parte dei piloti, compreso Vettel, il vincitore. La gara passò alla storia anche per aver fatto registrare il maggior numero di sorpassi dal 1983.
Ma già molto prima, Hamilton aveva dimostrato le possibilità di sorpasso offerte dal circuito di Istanbul Park. Non parliamo della Formula 1, ma della GP2 2006 quando, in una delle sue più grandi imprese di sempre, al secondo giro retrocesse al 18° posto dopo un testacoda, prima di rendersi protagonista di una straordinaria rimonta e arrivare secondo. Ora ritorna in Turchia dove avrà la possibilità di vincere il suo settimo Titolo mondiale, cosa che non si aspettava certo nel 2006 e forse nemmeno all’inizio del 2020. Per riconfermarsi campione ed eguagliare Michael Schumacher gli basterà arrivare prima del suo compagno di squadra Mercedes Valtteri Bottas.
Redazione MotoriNoLimits