Sembra incredibile ma, dopo il comunicato di domenica sera, dall’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola tutto tace sul GP dell’Emilia Romagna, se sarà a porte aperte o chiuse. Tutto come sapete è stato messo in forse dal DPCM del 24 ottobre. Ieri il presidente della Regione Stefano Bonaccini aveva degli incontri importanti con tutti gli assessori per valutare i provvedimenti da assumere per ciò che ci compete. E tra questi è intuibile che ci fosse, ci sia, anche la decisione sulla presenza del pubblico in tribuna durante i due giorni del GP. Il punto è che la gente che ha comprato i biglietti vuole giustamente sapere: la pagina Facebook dell’Autodromo è inondata di domande, anche perché non tutti abitano a 10 km o in zona e chi arriva da lontano si deve organizzare e domani siamo già a mercoledì.
Sul comunicato inviato, l’Autodromo tra le altre cose ha scritto che “Siamo in attesa di ricevere dalla Regione Emilia Romagna un chiaro e inequivocabile indirizzo per poter rispondere compiutamente alle domande degli organizzatori del campionato di Formula Uno e ai tifosi che hanno acquistato i biglietti e che sperano di assistere (come avvenuto recentissimamente a Portimao) in sicurezza allo spettacolo piú veloce del mondo… Riteniamo tuttavia residualmente che qualora il Governo e la Regione Emilia Romagna optassero per una inequivocabile conferma della misura piú restrittiva, si converrà con gli acquirenti dei biglietti della manifestazione una modalità di rimborso adeguata“.
Ma chi ha in mano i biglietti teme di perdere i propri soldi – sicuramente, nel caso di porte chiuse, i diritti di prevendita, come avvenuto a Monza – e anche quelli per le prenotazioni degli alberghi o dei treni. Oltre, ovviamente, a un GP atteso da tempo, da anni. Capiamo ci siamo delle priorità in questo momento nel nostro Paese, ben più importanti di un evento sportivo, persino internazionale come la F1. Ma è troppo chiedere chiarezza e una comunicazione ufficiale all’Autodromo di Imola? Crediamo sia dovuta, per rispetto degli appassionati. Ormai non c’è più tempo e molti stanno vendendo i biglietti, per non rischiare una sorpresa all’ultimo minuto. Gente che avrebbe voluto, che vorrebbe esserci, che ha investito dei soldi e che chiede solo risposte chiare alle domande che pone sui social. Evidentemente ci sono enti che, pur pagando gente per aggiornarle, le pagine Facebook le tengono così, per bellezza, e non come mezzo di comunicazione diretto col pubblico. Signori, mancano cinque giorni… come recita il vostro countdown. Quanto dobbiamo aspettare ancora? Però guardate cosa è comparso sul sito: vendite dei biglietti sospese su richiesta dell’organizzatore…
Barbara Premoli