Covid, covid, covid. Ormai deve essere entrata di diritto nella storia mondiale delle parole più usate di sempre. Ha sconvolto tutto e tutti. Il motorsport in generale alla pandemia ha reagito al meglio, e incredibilmente è riuscito a organizzare campionati e gare quando ormai si cominciava a perdere ogni speranza. Anche la 24 Ore di Le Mans ha dovuto reinventarsi. Ci troviamo quindi qua a parlare della gloriosa gara francese a Settembre, dopo che era impossibile poterla fare a giugno in piena crisi sanitaria. Programma ridotto. Niente verifiche in piazza dei Giacobini. Niente parata piloti al venerdì e, non essendoci pubblico, niente box aperti al venerdì.
Ecco che il programma quindi è cambiato, per venire incontro anche alle difficoltà economiche dei team, con una sola giornata intera in pista. Il giovedì, e la novità delle novità, la Hyperpole il venerdì. La pole position quindi non si cercherà più durante le sessioni di prove come avveniva fino allo scorso anno, ma ci sarà una mezz’ora di tempo dedicata al venerdì dalle 11:30 alle 12:00 per cercare il giro da pole. Potranno accedervi i sei migliori team di ogni categoria che otterranno i giri più veloci nella sessione di prove dalle 17:00 alle 18:00 del giovedì. I primi sei posti di ogni classe saranno quindi determinati dai tempi del venerdì, anche se dovessero risultare più bassi del giovedì.
Per Vincent Beaumesnil, direttore sportivo ACO, questo nuovo format permetterà agli spettatori di gustarsi meglio il giro della pole lungo il tracciato de la Sarthe, capendo che il pilota sta realmente cercando il giro veloce. Secondo Vicent prima invece il tentativo di qualifica non era ben enfatizzato perché i piloti lo facevano nel mezzo della sessione di test e non erano in competizione diretta tra team. Il format Hyperpole quindi, sembra essere una cosa pensata per il futuro e non solo per quest’anno con il programma stravolto dal Covid.
Al vecchio cuore da corsa che scrive il format non entusiasma molto. Cercare la pole position durante le due sessioni del mercoledi e giovedi, con le incertezze del tempo e delle bandiere gialle, il lavoro per trovare il giusto assetto, i giri minimi a pilota richiesti da fare durante le ore notturne, portava ad avere più attenzione su tutte le ore in pista. Se pensiamo poi che il momento migliore per ottenere il tempo era la notte, cioè il giro più veloce si doveva fare al crepuscolo o nelle tenebre, la cosa rendeva tutto ancora più affascinante. Chi poi ha avuto la fortuna di assistere dal vero a una notte di Le Mans, sa meglio cosa intendo. La pole di Le Mans ai fini della gara non è così importante come in altre categorie. Ma è il prestigio. Il sapere di essere il più veloce in assoluto tra i 60 team presenti. Hai la tua foto nel quotidiano Le Maine venerdì mattina, sei in copertina il sabato. E secondo me la poesia di ottenere un giro la notte non batterà mai un giro fatto alle 11:30 del mattino con auto settata ad hoc. Poi c’è sempre questa idea da parte degli organizzatori che l’appassionato sia un idiota che non capisce nulla e quindi deve trovarsi una sessione ad hoc per capire che c’è la pole position in ballo.
Certo, vedremo in quella mezz’ora le auto al massimo della performance, e vedere GT e Proto sfidare il circuito francese al massimo, dò sempre un brivido speciale. Mentre scrivevo mi sono chiesto… Ma perché non sentire chi di pole position a Le Mans ne sa veramente qualcosa? Siamo fortunati ad avere un pilota italiano che è stato per ben tre volte il più veloce del gruppo. Dindo Capello, oltre alle tre vittorie, ha ottenuto la pole position a Le Mans nel 2001, 2002 e 2006. Primo pilota a ottenere una pole con motore diesel e non a benzina. La domanda per iniziare quindi sorge spontanea…
MNL: Dindo, che ne pensi di questo nuovo format?
DC: E’ un format molto interessante per il pilota dal punto di vista della performance pura. Ci saranno meno rischi di traffico e intoppi rispetto alle sessioni classiche. Il pilota può concentrarsi di più sicuramente sull’obiettivo. Ci sarà la possibilità di avere un giro pulito da sfruttare senza pensieri.
MNL: Che differenze troveranno i piloti rispetto alla classica qualifica che si faceva negli anni scorsi durante le sessioni del mercoledi e giovedi?
DC: La pole la cercavi appena uscivi nella sessione delle 22. Di solito il pilota che usciva alle 22 era quello designato per la pole position. E poteva variare da anno ad anno, a secondo di chi sentiva meglio la vettura per il giro veloce. Uscivi con gomme morbide. Il problema è che in quel momento uscivano tutti e 60 i piloti (!) a puntare la pole. Era il miglior momento per la temperatura della pista e non era ancora del tutto buio. Però avevi sempre il dubbio per il traffico, o per una bandiera gialla che poteva sempre uscire. Potevi essere costretto ad abortire il giro veloce per cause di forza maggiore.
MNL: Cosa succedeva se nel tentativo arrivava proprio qualcosa a rovinare il tentativo di qualifica?
DC: Innanzitutto tutti vogliono la pole position. E’ vero che conta meno in vista della gara rispetto ad altre categorie, ma il prestigio di essere in pole position a Le Mans è unico. E’ una cosa che tutti vogliono. Se durante quei primi giri dopo le 22 succedeva qualcosa di esterno a rovinare il tentativo, ti scontravi con la voglia di fare la pole, e il programma da seguire per preparare la vettura. Sono ore decisive per sistemare la macchina per la notte. Quindi la pole la provava il tuo compagno di squadra più avanti nella sessione se il programma lo consentiva.
MNL: Tu nei hai ottenute tre di pole position a Le Mans…
DC: E’ vero, ma ne ho perse anche altre. Se penso al 2000… Trovai una GT ferma all’ultima chicane che mi rovinò il giro e la pole me la fregò Allan McNish. E’ una lotteria, a volte serve un pizzico di fortuna in mezzo ad altri 60 piloti che sono lì a lottare per la stessa cosa.
MNL: Quindi il nuovo format è promosso?
DC: Vediamo domani come andrà. Però, se fossi pilota oggi, sarei contento di fare la Hyperpole, perché dal punto di vista prestazionale per il pilota sarà una cosa fantastica. Purtroppo mancherà il pubblico e Le Mans senza pubblico farà uno strano effetto…
MNL: Infatti in TV non usano molto il campo lungo, da quello che si vede nelle prime prove…
DC: Meglio. Fanno bene. E’ triste senza appassionati.
Lascio Dindo ai suoi impegni lavorativi. Lo ringrazio, ed è bello ricordare che abbiamo avuto una scuola di piloti italiani che per anni ha dominato la classe regina di Le Mans. Dobbiamo esserne orgogliosi.
Riccardo Turcato