E’ stato il meno inquadrato il campione della Mercedes Lewis Hamilton che, partito dalla pole, oggi ha vinto per la quarta volta il GP del Belgio davanti al compagno di squadra Valtteri Bottas (a +8.448s) e alla Red Bull di Max Verstappen (a +15.455s), che conferma il suo record di arrivi a podio in tutte le gare in cui si è classificato nel 2020. E per la Mercedes la soddisfazione della 50° doppietta dal ritorno come Costruttore in F1, nel 2010.
Dopo la prestazione dominante in qualifica, Hamilton è scattato davanti a tutti e ha mantenuto il comando per tutti e 44 i giri, vincendo la quinta gara della stagione sulle sette disputate. E i distacchi dal secondo e dal terzo dicono tutto sulla competitività sua e della Mercedes. Ottimo quarto posto per la Renault di Daniel Ricciardo, al miglior piazzamento dell’anno e che ha strappato anche il giro veloce, con Esteban Ocon che ha passato la Red Bull di Alex Albon chiudendo 5°. Settima l’unica McLaren in gara, quella di Lando Norris (Carlos Sainz non ha potuto prendere il via per la rottura di uno scarico mentre percorreva il giro per portarsi sulla griglia). Bene Pierre Gasly, ottavo con la AlphaTauri, mentre gli ultimi punti sono andati alle Racing Point di Lance Stroll e Sergio Perez.
Se le qualifiche sono state una mazzata, la gara è stata persino peggiore per la Ferrari, con Sebastian Vettel e Charles Leclerc fuori dai punti, in 13° e 14° posizione. 44 giri che sono stati una lenta agonia per i tifosi, con una Ferrari sverniciata da Raikkonen e dalle AlphaTauri, arrancante, fantasma di quella che esattamente 12 mesi fa qui a Spa aveva portato a casa pole e vittoria.
Due i ritiri, con conseguente uscita della Safety Car nel giro 11, dopo il bruttissimo incidente dell’Alfa Romeo Racing di Antonio Giovinazzi, che ha perso una ruota (qualcosa forse andrebbe controllato sui sistemi di ritenzione) che ha sfiorato il pilota della Williams George Russell. Macchine distrutte ma fortunatamente entrambi i piloti se ne sono andati sulle loro gambe senza conseguenze.
Nel dopo gara Mattia Binotto ha parlato di frustrazione, delusione, ma di gruppo unito, in cui ognuno – lui per primo – si assume le proprie responsabilità. Di “non crisi ma tempesta“. Il punto è che nessuno, dopo 7 gare, avrebbe mai pensato a una Ferrari quinta nel Costruttori, dietro a Mercedes, Red Bull, McLaren e Racing Point. Adesso arriva Monza, altra pista veloce e difficile. Poi la festa dei 1000 GP al Mugello. Viene da chiedersi quanta voglia ci sia di festeggiare e se i 2.880 biglietti al giorno (in vendita dal 1° settembre) saranno venduti. O regalati a dipendenti, parenti, amici e figuranti, pur di riempire le tre tribune dedicate. Una cosa è certa: tifosi o no, la crisi Ferrari non è solo una questione privata di Maranello e non fa bene a tutta la Formula 1. Peccato che la prossima settimana a Monza si corra a porte chiuse: quest’anno più che mai l’incitamento dei tifosi servirebbe, soprattutto per dare una sveglia alla dirigenza. Altro che pensare al 2022…
Barbara Premoli