Ha fatto una sola corsa. Ha dominato. E’ stata ritirata dal campionato e non si è più rivista in pista. Se ancora oggi la Brabham BT46 fan car ci fa sognare è proprio perché è arrivata, ha dato una scossa all’ambiente e poi è sparita. La Brabham fan car nasce dall’esigenza di Gordon Murray di rispondere alla Lotus a effetto suolo di Colin Chapman che di colpo aveva fatto invecchiare tutte le vetture del Circus iridato. Mentre la Lotus, che montava il piccolo e compatto motore a V Ford Cosworth, poteva sfruttare le fiancate laterali a forma d’ala rovesciata sigillate dalla minigonne per ottenere l’effetto suolo, la Brabham non poteva fare altrettanto perché montava il massiccio motore piatto Alfa Romeo, ed aveva una scocca vettura strutturata a triangolo.
Come fare quindi per ottenere maggior aderenza in queste condizioni aerodinamicamente sfavorevoli rispetto alla Lotus? Ecco quindi che Gordon Murray si inventa la ventola al posteriore che aveva il compito di risucchiare l’aria dal fondo della vettura sigillato al suolo dal dalle paratie laterali che correvano lungo tutto il fondo. Ma come si guidava la fan car? Sì, perché in realtà non era proprio come guidare una qualsiasi altra vettura di F1. La ventola studiata da Murray era direttamente collegata al motore. Quindi funzionava e incollava a terra la vettura anche da fermo con il solo motore in moto. Watson infatti ha spiegato che appena la vettura veniva messa in moto si abbassava e veniva tirata verso il basso. Questo implicava un modo del tutto diverso di approccio alla guida. Murray ci mise un poco a far capire a Lauda e Watson come ottenere il massimo in pista. Innanzitutto la vettura richiedeva pressioni di gonfiaggio gomme più elevate rispetto a una vettura convenzionale. Il segreto stava nel frenare e decelerare prima del dovuto in curva, tirare i giri motore, accelerare a metà curva dove si impostava la marcia necessaria. Si doveva tirare i giri motori perché la ventola connessa al motore potesse risucchiare più aria possibile girando ad alta velocità. Così facendo era il risucchio a tenere incollata la vettura al suolo non la downforce che invece era alla base del concetto della Lotus. Questo permetteva alla Brabham di essere praticamente imbattibile a basse ed alte velocità mentre in una vettura ad effetto suolo la downforce aumentava con la velocità. Ma la guida della fan car aveva un altro problema. Come detto il fondo vettura era sigillato da delle paratie. Queste paratie permettevano alla ventola di funzionare non lasciando sfuggire aria all’esterno. Ebbene queste paratie non dovevano essere danneggiate per nessun motivo in scordolate o contatti perché in entrata in curva si sarebbe perso l’effetto di incollaggio a terra della vettura ed i piloti sarebbero finiti fuori strada.
Per questo Gordon Murray montò nell’abitacolo un altimetro d’aereo che misurava la pressione nel fondo vettura col suolo. Questo altimetro aveva una lancetta e due zone, una rossa ed una verde. Se la lancetta restava nella zona verde era tutto apposto, se per caso la lancetta si fosse spostata nella zona rossa bisognava rallentare e fermare la vettura. Lauda corse tutto il gran premio di Svezia ossessionato dalla posizione dell’indicatore di pressione del fondo.
La monoposto studiata da Murray era quindi imbattibile e aveva ridicolizzato la wing car di Chapman. Colin capì subito che la ventola non serviva per raffreddare il motore, ed i radiatori messi sopra di essa servivano solo a sviare la reale funzione di essa. Fu proprio lui a fare il diavolo a quattro perché la vettura fosse messa al bando coinvolgendo nella protesta anche gli altri costruttori inglesi e Forghieri (così ricorda Murray). Riuscì perfino a convincere Andretti ad andare in giro a dire agli altri piloti che la vettura era pericolosa perché sparava sassi dalla ventola quando invece non era vero, come sempre dichiarato da John Watson.
Murray di suo aveva già pronta e disegnata la vettura del 1979 con una forma più squadrata simile alla Chaparral e, sempre come per la vettura americana, due mega ventoloni abbinati al motore Alfa. Quella vettura non vedrà mai la luce. Anzi per motivi politici di serenità tra i costruttori Ecclestone decise di ritirare la fan car già dal GP successivo. Murray era convinto che dalla Svezia in poi avrebbero vinto tutte le gare e quindi il mondiale in modo facile e imbarazzante. Il GP successivo Watson piazzò comunque la sua normale Brabham in pole e, parole sue, quando scese mandò tutti a fare in culo, specie Andretti.
Riccardo Turcato