Ci stiamo avvicinando a un graduale ritorno di tutte le competizioni in pista. Calendari stravolti. Nuove misure di sicurezza. Niente pubblico. Ma si ricomincia. Nascar e Indycar hanno già corso. A breve rivedremo in pista la F1 e la MotoGp e via via a seguire i campionati endurance e GT. Già molte scuderie e piloti sono impegnati attualmente con i test in autodromo.
Era ora. L’assenza del reale cominciava a disturbare. Abbiamo visto per settimane e settimane piloti vivere dietro un volante, un monitor, in perenne connessione livestreaming perfino mentre mangiavano un piatto di spaghetti senza alzarsi dalla postazione.
Ci sono stati campionati che hanno organizzato gare virtuali in modo professionale e impegnato, vedi Nascar e Indycar. O le gare storiche tra ex piloti professionisti. Ma le medaglie hanno sempre due facce e spesso ha prevalso quella che ha lasciato l’amaro in bocca a chi seguiva gli eventi. La Formula E ha subìto il comportamento non consono e scellerato di ABT che al posto suo ha fatto correre un sim driver professionista. In Indycar non sono mancante scaramucce tra piloti dopo manovre che non si sarebbero mai permessi di fare in pista.
La F1 è quella che ha gestito in maniera peggiore gli eventi on-line. Senza tutti i piloti titolari coinvolti. Regole durante le gare al limite dell’arcade. Piloti che non riuscivano a connettersi. Vips invitati solo per mostrare e pubblicizzare le postazioni di sim racing tramite i social. Tutto questo è andato a discapito di chi del sim racing ne fa un impegno serio. I veri perdenti di tutto questo sono loro. L’assenza del reale ha inciso sull’essenza del virtuale.
Questo fine settimana c’è stata la 24 Ore di Le Mans virtuale. Vinta tra l’altro dal nostro Raffaele Marciello. Non sono riuscito a farmi attrarre. Un mio limite? Può essere. Riconosco l’impegno di organizzatori e piloti coinvolti. Non voglio minimamente sminuire lo sforzo fatto. Ma l’essenza di Le Mans è altra cosa. Il virtuale ad emozioni non potrà mai battere gli avvenimenti reali in pista. Spero che questi mesi vissuti forzatamente a guardare gare simulate ci facciano capire bene questa cosa: anche se ci troviamo davanti un GP noioso, la realtà vince sempre. Il vedere il pilota impegnato veramente in pista a rischiare. I meccanici indaffarati sulle monoposto. In un cambio gomme. Quella insicurezza di dettaglio magari non curato a dovere. Nulla di questo potrà essere sostituito dal virtuale.
Abbiamo bisogno di realtà. E’ un momento difficile? Certo! Le nostre vite sono cambiate e saranno ancora per un po’ dirette da linee guida atte ad arginare la pandemia? Ok. Non possiamo farci nulla. Abbiamo simulato di tutto in questi mesi. Gare, partite, scuola, musei, incontri, pranzi, cene, sesso… Torniamo al reale. Lo abbiamo capito. La finta essenza del virtuale non compenserà mai l’assenza del reale.
Riccardo Turcato