Succedono cose strane nella vita. Tipo leggere un articolo sul sito de La Gazzetta dello Sport, che riporta le dichiarazioni di Ross Brawn sul campionato, intitolato “Con 8 gare il Mondiale è valido. E studiamo altre opzioni“. L’abbiamo linkato quindi potete andare direttamente sulla pagina e leggerlo. Ma chi scrive ha un grosso difetto, da sempre: va a controllare le fonti. A inizio pezzo, si legge: «”In teoria le otto gare europee costituiranno un campionato Mondiale”. Lo ha dichiarato Ross Brawn, ex d.t. della Ferrari e ora amministratore delegato della Formula 1, ad Autosport.». E allora cosa si fa in questi casi? Si va a leggere l’articolo originale, quello da cui i colleghi della Gazzetta hanno preso spunto. Li trovate linkati e anche in basso.
E ci prende un colpo! Sul nostro quotidiano Brawn parla anche della possibilità di aggiungere altre gare al Mondiale dopo quella di Monza fissata per il 6 settembre. E l’articolo prosegue con questa frase: “Hockenheim in Germania, Sochi in Russia e il circuito del Mugello in Italia (ci sarebbe anche la data ipotetica del 13 settembre) sono ipotesi che la F.1 potrebbe considerare per allargare il calendario del mondiale 2020“.
Peccato che sulla fonte, ovvero Autosport/Motorport, la versione sia un’altra – e i circuiti pure. Ecco la frase: “Brawn added that arranging flyaways for September onwards remains the priority, but he acknowledged that further races in Europe – whether at fresh venues like Imola and Hockenheim or further visits to circuits already used in 2020 – are possible”.
Scommettiamo che avete fatto un balzo anche voi: gli inglesi – che hanno scritto il pezzo dopo aver parlato con Ross Brawn – citano Imola, che misteriosamente sul sito della Gazzetta diventa Mugello. Ma ci rendiamo conto? Stiamo scherzando? Qui non si tratta di una svista o di un refuso, ma di un dato di fatto, scritto nero su bianco. La cosa che ci manda in bestia è una: siamo in Italia, siamo in un periodo maledetto da cui non siamo ancora usciti, reduci da mesi in cui ci siamo sentiti dire da tutti e abbiamo scoperto quanto sia fondamentale essere uniti e solidali per ripartire rafforzati. E un giornale nostro, il quotidiano nazionale sportivo per eccellenza, non il giornalino della parrocchia, scrive Mugello, dimentica Imola e ci butta dentro Sochi? Ma vogliamo tirare l’acqua al nostro mulino italico o a qualcuno che sta in alto l’Autodromo di Imola sta talmente sulle palle al punto da preferirgli perfino Sochi? Qui dovremmo lottare tutti per avere più GP possibili in Italia, anche tre, specie in questa situazione. Li abbiamo, sono omologati, Austria e Silverstone ne fanno due a testa, noi potremmo proporne tre e invece ci tiriamo bottigliate alla Tafazzi da soli!
Partendo dal presupposto che abbiamo cose ben più importanti cui pensare in questo periodo, coronavirus e lockdown non ci hanno bruciato il neurone: qui abbiamo un sindaco che, prima che un accordo sia ufficializzato dall’ACI, lo sparge ai quattro venti sulla sua pagina Facebook – il GP d’Italia a Monza a porte chiuse e il rinnovo fino al 2025. Poi da Formula 1 arriva il calendario delle prime 8 gare europee con Monza, tutte ghost races. Quattro giorni dopo, finalmente il comunicato ufficiale ACI in cui il presidente annuncia “il Gran Premio Heineken d’Italia 2020, che si disputerà – a porte chiuse, salvo future differenti indicazioni dalle autorità preposte – domenica 6 settembre, nel “Tempio della Velocità” del Monza Eni Circuit” [ma, tra l’altro, Eni è tornato sponsor del circuito? Sarebbe una notizia…].
Nel pezzo che abbiamo scritto ieri abbiamo fatto subito un accenno al problema rimborso dei biglietti. Perché diciamocela tutta: 1) i circuiti che ospiteranno gare a porte chiuse non pagheranno i cosiddetti promoter fee a Liberty Media, ma avranno comunque spese spaventose per l’organizzazione dell’evento, credeteci; 2) gli appassionati che hanno acquistato i biglietti e si sentono dire che c’è la possibilità remota di assistere al GP secondo voi chiedono il rimborso o aspettano? Così i soldi per un po’ non tornano nelle loro tasche. Poi magari proporranno un voucher per l’anno prossimo, tanto ormai vanno di moda, te lo danno anche se vai in vacanza in Sardegna e fai il test!
Perché questa lunga parentesi? Perché troppe cose non tornano. E perché vogliamo capire a chi sta tanto sulle palle l’Autodromo di Imola e perché. In 30 e passa anni di professione e in 56 anni di vita abbiamo capito che nulla avviene per caso. Mai. Qui si tratta di logica.
Barbara Premoli