La notizia da un breve e intenso post dell’amico Giorgio Terruzzi, stamattina. Giorgio Nada se ne è andato. Impossibile. Poi un messaggio del figlio Sergio. E’ vero. Ma per me no. Per questo scrivo solo adesso, perché io non ci voglio ancora credere. Giorgio per me è sempre stato sinonimo di forza, coerenza, determinazione, un mix perfetto di passione e concretezza. Che anni fa mi diede una bella lezione di vita, quando cercavo disperatamente un editore serio per F1 Racing e speravo potesse essere lui. Ricordo l’incontro nel suo ufficio con gli inglesi, le mie speranze all’uscita e poco dopo la telefonata in cui mi diceva che avrebbe detto no. Io avrei dato l’anima, non volevo capire la sua motivazione: avrebbe dovuto pagare una licenza e non sarebbe stato padrone di fare quello che voleva col giornale. “E’ come se tu comprassi un’auto, la pagassi, ma poi fosse di un altro e non potessi guidarla, ti piacerebbe?“. Mi consigliò di guardare avanti. La sua logica era ineccepibile, mi arrabbiai lo stesso, ma poi capii quanto avesse ragione.
Da quanti anni ci conosciamo… Penso a lui e lo vedo durante una presentazione in particolare, quella del libro di Tino Brambilla a Monza 2015. Lui, l’editore, in disparte, elegante, in giacca con tanto di pochette, accanto a Stefano, il centro della scena lo lasciava agli altri. I protagonisti erano gli autori e gli amati libri. Un signore, anche in questo. Mi guardo attorno e sono circondata da un mare di suoi volumi, con cui sono cresciuta, mi sono innamorata delle corse e dei motori.
Impossibile andare a Milano e non fare un salto alla Libreria dell’Automobile in Corso Venezia e perdersi nel profumo della carta e nelle chiacchiere… E’ talmente presente che non può essere vero. Stefano e Sergio, il suo orgoglio, per me sono da sempre due fratelli. Ho in mente una foto in cui siamo tutti insieme, abbracciati, a una presentazione. L’ho cercata per ore. Niente, non salta fuori. Eppure io sono maniaca nell’archiviare le cose. Ci sono cose che non ti spieghi, proprio come la notizia di oggi. Ma so che, se anche non dovessi più trovare quella foto, l’abbraccio che mi unisce a lui e alla sua famiglia resterà per sempre. Ciao Giorgio, e grazie.
Barbara Premoli