Caro Michele, amico mio. Ci siamo purtroppo, un altro maledetto 25 aprile. Sembra sempre ieri ma il tempo passa, no vola. La mia redazione allora nuova di pacca che dovevi innaffiare di champagne al tuo ritorno dal Lausitzring non c’è più. Ma ho da poco imbiancato casa e ufficio, quindi quando passi la bottiglia è sempre pronta. Qui scherziamo per non impazzire, è un gran casino. Il mondo si è fermato, proprio come quel pomeriggio in Germania. E’ tutto silenzio, sai per fare i fighi lo chiamano lockdown, ma in realtà è galera. E non sappiamo niente, quello è il peggio. Tutti geni, ma nessuno che voglia dire come stanno le cose, cosa sia successo, perché. Una novità, vero? Siamo tutti come in un fermo immagine, aspettiamo.
E i motori tacciono, ci crederesti? Niente Campionato finora, la stagione non è iniziata, o meglio hanno organizzato una finta partenza anche se della gravità del virus sapevano tutti. Una farsa quella dell’Australia, che poi si è trasformata in una figura a livello mondiale. Adesso siamo qui che ogni giorno uno ne spara una diversa… e intanto silenzio, nemmeno un Ciao o una Bianchina, altro che F1! Ah, ma in compenso si sono messi tutti a giocare coi simulatori, si inventano campionati di ogni genere che ti lascio immaginare quanto possano attrarre quelli della nostra generazione, ma manco i giovani, anche perché ci corressero tutti i piloti ufficiali uno un’occhiata la darebbe, ma così è davvero tempo perso, che non fa felici nemmeno gli sponsor. E questo è solo uno degli aspetti della crisi, del tutto secondario rispetto al dramma umano. Ci vorrà tempo per riprendersi, ma non si molla. Piede giù sempre, finché il muro non è troppo vicino, me lo ripetevi sempre e io non dimentico niente.
Ma sapessi che voglia di guidare… mi sa che se fossi qui tu almeno un giro del quartiere a palla lo faresti! Io sono meno temeraria, devo stare schiscia, quindi mi limito a scendere nel box e ad accendere la macchina, metto in folle e accelero come non ci fosse un domani. Poi inizio a smanettare col cambio: prima, seconda, terza, quarta, quinta, anche la retro! Sulla parete a sinistra c’è questa foto, ci siete voi, grandi amici veri che se la ridono. Sorrisi contagiosi che rendono sopportabile tutto, la paura, i momenti di crisi, la rabbia, la distanza, le domande senza risposta. Anche questo maledetto giorno e questi 19 anni in attesa di una telefonata…
Barbara