“Per quanto riguarda l’epidemia di coronavirus partita dalla Cina, Palexpo SA tiene costantemente sotto controllo l’evoluzione della situazione e le sue implicazioni eventuali su espositori, visitatori, partner e collaboratori in vista delle manifestazioni in programma all’interno della struttira nelle prossime settimane [la prima è il Salone internazionale dell’automobile, il GIMS, dal 3 al 15 marzo, ndr].
Gli organizzatori invitano gli espositori provenienti dalle zone a rischio ad assicurarsi che il loro personale superi con successo i controlli necessari e non abbia mostrato alcun sintomo di infezione nei 14 giorni precedenti l’arrivo in Svizzera, in modo da evitare ogni rischio di propagazione che potrebbe essere causata dalla loro presenza a Ginevra, nei confronti degli altri espositori e dei visitatori.
Palexpo è in contatto costante con la Direction générale de la santé de la république e del cantone di Ginevra per sviluppare un piano d’azione sanitario a seconda dell’evoluzione della situazione. Questo piano prevede di mettere in atto un programma di pulizie utilizzando prodotti sanitari adatti. Palexpo si basa sulle raccomandazioni delle autorità competenti in materia di sanità pubblica, ovvero all’office fédéral de santé publique (OFSP). La raccomandazione è di restare informati su queste misure, per poter reagire al meglio alle potenziali domande dei vostri collaboratori e partner. Infine, la situazione attuale in Svizzera è piuttosto rassicurante, nessun tampone analizzato è risultato positivo al coronavirus“.
Questo il testo del comunicato pubblicato oggi, 25 febbraio sul sito ufficiale Palexpo, ma quello che salta subito agli occhi è l’assenza di una presa di posizione decisa sulla situazione. Non ci sembra una vera misura quella di demandare tutto alle aziende e a chi ha – o aveva – intenzione di andare al Salone di Ginevra. E poi molto vago il discorso sui controlli necessari e la mancanza di sintomi nei 14 giorni precedenti: vanno portati degli esami per entrare in Svizzera e al GIMS? E gli svizzeri non tengono in considerazione i cosiddetti asintomatici: si può stare benone, andare al Salone ed essere portatori sani di coronavirus, diffondendolo. Una cosa che ormai sanno tutti nel mondo. Insomma, tante parole ma nessuna presa di posizione. Cosa che sorprende, vista la nota rigidità elvetica. A questo punto ci chiediamo: è responsabile recarsi in un posto che, almeno finora, non garantisce un reale controllo sulla salute pubblica? A voi la risposta. Noi abbiamo già deciso di non recarci a Ginevra quest’anno. Le novità ve le stiamo dando da tempo e continueremo a farlo, prima, durante e dopo il Salone. Informare è fondamentale e il nostro lavoro, ma viviamo già la situazione che ben sapete qui, dove i controlli e le misure reali sono stati presi. Non ha proprio senso andare a rischiare la salute in Svizzera, dove non è noto il concetto di asintomaticità. E secondo noi, anche se costosa, è una misura che tutte le aziende coinvolte dovrebbero prendere. Il 3 marzo è qui, il 5 apriranno i cancelli al pubblico… noi non siamo mai stati allarmisti, ma sottovalutare un problema globale per il business di un Salone per noi si commenta da sé. Questa non è polemica sterile, ma spirito critico e opinione su dati di fatto.
Barbara Premoli