Con l’arrivo di Latifi titolare in Williams per questo 2020, si torna a parlare anche di caffè legato al mondo della F1. Un binomio quello tra F1 e caffè che è costante e duraturo dai tempi della #oldschoolf1. E, come per i marchi tabaccai e di alcolici, ha molte storie da raccontare. Latifi porta in Williams il proprio sponsor personale, la Lavazza, che è un ritorno al futuro per il team inglese.
Abbiamo infatti già visto l’azienda italiana sulla monoposto del team di Frank Williams quando, a fine stagione 1975, nel GP degli USA, era sponsor personale di Lella Lombardi. Lella infatti era legata al marchio Lavazza, tanto che nel 1975 e nell’unica gara che fece nel 1976 per il marchio inglese March, il team era iscritto come Lavazza March. Nel 1975, con la March 751, al GP di Spagna al Montjuich la nostra Lella ottenne mezzo punto. La prima volta che una donna andò a punti nel campionato del mondo di F1… e finora anche l’unica. Lavazza è in bella vista sulla bianca e rossa monoposto inglese nel riconoscibile e caratteristico musone avvolgente anteriore, nell’altissimo airscoop e nell’alettone posteriore. Nell’ultima gara dell’anno, Lella, passò proprio alla Williams. Per lei fu l’unica uscita con il team inglese nel mondiale di F1. Un weekend sfortunato in quanto non riuscì a prendere il via del gran premio dopo un guasto alla monoposto nel warm-up. Il binomio Lavazza-Lombardi continuò anche nel 1976, alla March prima e alla Brabham gestita dalla Ram Racing poi, con il GP d’Austria del 1976 che fu l’ultimo per la nostra italiana.
Ma il caffè si è visto anche in altri binomi. Il Cafe do Brasil è stato sponsor personale verso l’ascesa all’olimpo della F1 di Emerson Fittipaldi. Cafe do Brasil sponsor dei piloti brasiliani Chico Serra alla Fittipaldi e di Raul Boesel, che porterà il marchio sulla March (e fanno due abbinamenti col caffè per il team inglese) nel 1982, e in grandissima vista sulla Ligier nel 1983.
Un altro marchio molto importante di caffè italiano che si è visto in grande mostra in F1 è stato Segafredo. Come dimenticarlo abbinato alla Toleman e ad Ayrton Senna. E alla McLaren vincente del periodo di Lauda e Prost. Il marchio Segafredo era già in F1 anche con la Theodore.
Ron Dennis e Jo Ramirez vennero direttamente in Italia a Mestre guidando nella nebbia padana per firmare il contratto da due milioni di dollari. Come presente all’allora presidente della Segafredo, Dennis donò un casco di Niki Lauda. Il contratto firmato fu un successo di diplomazia della McLaren in quanto la Philip Morris, sponsor principale del team con la Marlboro, non voleva il marchio italiano sulle vetture perché nel suo portafoglio di proprietà annoverava già la Maxwell House Coffee. La Segafredo è tornata poi a sponsorizzare la McLaren nel 2016.
A proposito di Theodore e di caffè, il team del miliardario di Hong Kong Teddy Hip non solo aveva lo sponsor Segafredo, ma tramite il pilota colombiano Roberto Guerrero, anche quello Cafe de Colombia, visto anche sulla Ensign. Proprio tramite Cafe de Colombia, in F1 arriva anche Ricardo Londono. Il colombiano di Medellin, non avendo la superlicenza, non correrà mai un gran premio iridato. Si fermerà a dei test pre-GP del Brasile 1981 andando, tra l’altro anche molto bene. Resta nella storia della F1 perché in realtà era finanziato dai trafficanti di droga dei Narcos colombiani e lui stesso, negli anni, diventerà tra i più grandi trafficanti della Colombia. Morirà ucciso con 12 colpi di pistola fuori da un ristorante nel 2009 in un regolamento di conti tra bande. A bloccare il suo arrivo nei GP fu Bernie Ecclestone che si mise di traverso perché non voleva il nome della F1 abbinato a quello dei cartelli della droga del Sud America. Proprio Bernie, assieme alla nuova compagna, è ora produttore di caffè. Corsi e ricorsi storici dietro al chicco, vero?
Mokador ha poi sponsorizzato la Minardi, che tra i propri piloti annovera Alessandro Nannini, che di caffè ne sapeva più di chiunque altro essendo business di famiglia. Alessandro aveva sempre una macchina per il caffè nei box e ne beveva uno dietro l’altro quando scendeva dalla monoposto. Sicuramente ne staremo dimenticando altri. Questi però sono tra i più importanti e con più storia dietro al singolo adesivo applicato su di una monoposto. E voi… bevete o no un caffè durante le gare?
Riccardo Turcato