Citroën AMI8 fu presentata al Salone dell’Auto di Ginevra del 1969. La vettura era un’evoluzione della AMI6, presentata qualche anno prima, nell’aprile del 1961, quando Citroën stupì (una volta ancora) il mondo intero con la sua interpretazione della vettura media da famiglia, frutto del lavoro del designer italiano Flaminio Bertoni, già autore della linea della Traction Avant, della DS19 e di gran parte di quella della 2CV.
La linea dell’AMI6 era una totale rottura con i modelli precedenti: Bertoni era riuscito a creare una comoda berlina a quattro posti e tre volumi, con un grande vano bagagli di 350 litri in meno di quattro metri di lunghezza totale, utilizzando in gran parte la collaudata meccanica della 2CV e un nuovo motore, più potente, di 602cc di cilindrata che permetteva di viaggiare in tutto comfort sul filo dei cento all’ora. C’era riuscito adottando un astuto lunotto posteriore ad inclinazione invertita, che lasciava spazio, in basso, per il cofano bagagli ed in alto per la testa dei passeggeri. Era nata la “linea a Z”. L’AMI6 fu un vero successo e risultò per due anni l’auto più venduta di Francia. Le nervature delle lamiere le conferivano un carattere inconfondibile, permettendo allo stesso tempo di risparmiare peso a tutto vantaggio di consumi e prestazioni. L’arrivo nel ‘64 della versione giardinetta, denominata “Break”, che aggiungeva un comodo portellone posteriore capace di accogliere carichi anche molto ingombranti, sancì il successo della famiglia delle AMI Citroën.
Il designer che definì le linee delle AMI8 fu Robert Opron, scelto quale suo assistente direttamente da Flaminio Bertoni. Opron veniva dalla Simca ed avrebbe disegnato per Citroën quattro vetture: GS, SM, CX e VISA, di cui curò lo stile delle prime versioni. Dopo la scomparsa di Bertoni avvenuta improvvisamente nel 1965, Opron si trovò tra le mani il difficile incarico di rinnovare lo stile della AMI6 la cui produzione avrebbe dovuto proseguire almeno per altri dieci anni, in attesa di lanciare un modello totalmente nuovo (che sarà poi la VISA).
Così, avvalendosi di nuove tecnologie di stampaggio delle lamiere e utilizzando i nuovi strumenti informatici di cui fu dotato il Centro Stile Citroën, Opron “semplificò” la linea dell’AMI6, eliminando certe ricercatezze quali i bordi del cofano e dei parafanghi anteriori, cambiando la berlina in una “fastback” (pur mantenendo inalterata la parte posteriore della Break) e ridisegnando completamente gli interni ed il frontale. Nacque così una vettura sostanzialmente nuova, che dell’AMI6 manteneva il concetto generale ma che aveva una meccanica rinnovata, pronta ad affrontare un nuovo decennio.
Per preparare l’arrivo della nuova AMI8, nel febbraio del ‘69 la Francia fu tappezzata da grandi manifesti formato 6×3 che riportavano una curiosa domanda, “cosa c’è di 8?”, con divertenti giochi di parole e che rimasero affissi fino al successivo mese di marzo, quando l’AMI8 fece il suo debutto ufficiale al Salone dell’Auto di Ginevra ed i manifesti francesi vennero prontamente rimpiazzati da altri che fornivano la risposta alla domanda dei precedenti: “Ma l’AMI8”, ça va sans dire!
Il successo di AMI8 fu immediato e duraturo: la nuova linea e la plancia totalmente rinnovata piacquero al grande pubblico. La plancia era in parte ispirata a quella della Dyane e in parte anticipava quella della nuova GS che sarebbe stata presentata l’anno successivo. Economica, sicura, robusta e di facile manutenzione, AMI8 garantiva un grande confort a bordo per i suoi occupanti ed era capace di sfrecciare veloce all’occorrenza e di diventare quasi un furgoncino nei week-end. Le sue sospensioni indipendenti sulle quattro ruote rendevano morbido anche il terreno più sconnesso e, con il loro sistema antibeccheggio, assicuravano una stabilità perfetta.
La nuova “8” portò la produzione della famiglia delle AMI oltre la soglia del milione e mezzo di pezzi per attestarsi intorno ad un milione e ottocentocinquanta mila alla fine della produzione, avvenuta nel 1978 per la berlina e l’anno successivo per la Break. Una menzione particolare la merita la versione più potente delle AMI, la Super. Lanciata nel 1973, era dotata di motore a 4 cilindri boxer di un litro di cilindrata che lanciava la vettura intorno ai 150km/h di velocità massima, con consumi relativamente ridotti grazie alla massa complessiva leggera. L’AMI Super, come l’AMI8, fu prodotta nelle versioni Berlina, Break e “Service”, ovvero una Break a due porte disponibile sia chiusa che vetrata, pensata come veicolo commerciale leggero.
L’arrivo della VISA, derivata da un progetto curato dallo stesso Robert Opron, determinò la fine della produzione dell’AMI8. Negli anni le vetture erano uscite dalle catene di montaggio di Rennes in Bretagna, Vigo in Spagna (dove si chiamava semplicemente Citroën 8) e persino a Buenos Aires, dove venivano assemblati gli esemplari destinati all’America Latina.
Redazione MotoriNoLimits