Mika Hakkinen: l’unico che Michael Schumacher abbia davvero temuto. L’unico la cui velocità pura e l’atteggiamento implacabile si dimostrarono troppo duri da battere con costanza persino per il pilota di maggior successo al mondo. Il pilota della McLaren privò Schumacher del campionato nel 1998 e ne conquistò un altro nel 1999 (l’anno in cui Schumacher si ruppe la gamba a Silverstone, ma Hakkinen l’aveva già battuto in gara nella prima parte della stagione). In verità, Hakkinen si è ritirato troppo presto dalla Formula 1 – aveva solo 33 anni alla fine della sua ultima stagione nel 2001, in cui vinse il penultimo gran premio. Dopo tre anni di carriera nel DTM dal 2005 al 2007, il finlandese ha fatto qualche uscita nel rally e nelle gare GT, ma l’ultima volta – fino ad ora – in cui ha guidato in una competizione risale al 2013. In quell’occasione, era al volante di una Mercedes SLS AMG 300 in una partecipazione one-off nel campionato GT Asia a Zhuhai, Cina. E vinse. Adesso l’Iceman originale è tornato, correndo per la prima volta dopo sei anni. Dopo 18 anni è tornato al volante di una McLaren nella 10 Ore di Suzuka – fornita in esclusiva da Pirelli – il weekend prima del GP del Belgio.
Spa-Francorchamps è stata ovviamente la scena del più grande sorpasso di Hakkinen – uno dei più memorabilia nella storia della Formula 1 – ai danni di Schumacher. Non sorprende quindi il rispetto senza pari nutrito dalla leggenda tedesca per lui. Quando si corse il GP del Belgio 2000, alla fine di agosto, Hakkinen era in testa al campionato, con Schumacher a soli due punti da lui. Il finlandese fece la pole, con Schumacher quarto, ma fu una di quelle gare complicate bagnate-asciutte tipiche di Spa, e Hakkinen perse il vantaggio dopo un testacoda alla Stavelot. Ma era deciso a recuperare. Molto deciso. Nel giro 40, Hakkinen cercò di passare Schumacher e riprendere il comando alla Les Combes: la Ferrari si spostò davanti a lui a circa 300 kmh, danneggiando l’endplate dell’ala anteriore della McLaren. Ma Hakkinen era deciso a riprovarci. I suoi ricordi di quello che accadde dopo, nelle sue parole, sono scintillanti.
“Quando iniziavamo il giro 41, decisi di prendere l’Eau Rouge al massimo. A quei tempi, prendere l’Eau Rouge al massimo era estremamente difficile e la penalità in caso di errore solitamente era un incidente notevole. A peggiorare le cose, la pista era umida fuori traiettoria. Mentre curvavo, contai fino a tre, sfidandomi a tenere giù il piede. Sapevo che, arrivato al tre, o avrei preso l’Eau Rouge a tutta velocità o sarei finito contro le barriere. Davanti a me sul rettilineo dopo, Michael chiaramente non aveva affrontato l’Eau Rouge al massimo, visto che lo stavo raggiungendo velocemente. Mentre ci avvicinavamo di nuovo a Les Combes, davanti a noi vidi la BAR-Honda di Ricardo Zonta, che stavamo per doppiare. Pensai: da qualunque parte andrà Michael, io andrò in quella opposta. Lui andò a sinistra, così io mi buttai sulla destra, frenando il più tardi possibile, sempre sulla pista bagnata. Mentre curvavo, realizzai che ce l’avevo fatta; avevo passato Michael ed ero in testa. Lavoro compiuto. Grande vittoria. Giornata fantastica”.
Adesso, a 50 anni, Hakkinen ha affrontato una sfida molto diversa, guidando una GT3 McLaren 720S nel quarto round dell’Intercontinental GT Challenge, nei colori distintivi della bandiera finlandese, blu e bianco. E’ stata una nuova avventura per lui: Hakkinen non aveva mai fatto una gara di durata prima, ma ha comunque chiuso con un ottimo 22° posto assieme ai suoi nuovi compagni di squadra giapponesi, nonostante una gara che non è stata del tutto liscia per loro. Il campionato supportato da Pirelli si svolge su alcune delle piste più epiche al mondo, tra cui Bathurst, Kyalami e, ovviamente, Spa. Ma come quasi tutti i piloti, Hakkinen ama moltissimo Suzuka, ed è particolarmente legato al posto perché fu qui che vinse il suo primo Titolo in F1, poco più di 20 anni fa. Ma quella è un’altra storia, per un altro giorno.
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