di propaganda del Nazional Socialismo (come, per esempio, la macchina più famosa del Paese: il Maggiolino Volkswagen). Guerre e supremazia sono costruite sulla tecnologia: Adolf Hitler come Cancelliere voleva dimostrare negli anni 30 che la tecnologia tedesca (e quindi i potenziale militare) era superiore a quella degli altri, quindi lo Stato fu fautore di un programma motorsport. Come le vittorie nei gran premi, la Germania costruì anche la prima rete autostradale in Europa e la utilizzò per inseguire record di velocità su terra. L’autostrada Francoforte-Darmstadt fu aperta nel 1935, e poco dopo Rudolf Caracciola vi fece un record mondiale di velocità di 432 kmh su una Mercedes-Benz Rekordwagen. Bernd Rosemeyer morì cercando di battere questo record, su una Auto Union: la macchina tedesca che simbolizzò l’era pre-bellica dei gran premi come nessun’altra.
L’Auto Union in effetti era un amalgama di quattro brand, l’effettivo predecessore dell’ Audi. Le splendide vetture d’argento superpotenziate prodotte dal 1934 in poi vinsero 25 gare, dominando i gran premi con Hans Stuck Senior in particolare, ma non solo con piloti tedeschi: anche Tazio Nuvolari entrò a far parte del team poco prima dello scoppio della seconda Guerra mondiale.
Ci furono altre false partenze da parte di aziende tedesche in Formula 1 – in particolare l’idea della Porsche di tornare come fornitore di motori – ma a mettere fine a tutti i punti interrogativi fu il ritorno della Mercedes nel 2010. Cosa è successo nel successivi 10 anni può essere descritto come demolizione di tutti i libri dei record. Il che ci porta a oggi, con le stradali tedesche che sono le più desiderate al mondo e un costruttore tedesco che sta toccando nuovi livelli in Formula 1. Niente accade per caso.
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